venerdì 10 agosto 2007

Una proposta Democratica

Prendendo spunto dalle lodevoli considerazioni di Sandro, che condivido a pieno, vorrei anche io porre una serie di tematiche che spero possano essere dibattute nei mesi a venire per la costituzione del Partito Democratico di Fucecchio. Le tematiche individuate sorgono dalla necessità di rilanciare quell’ azione di Governo, che durante il primo anno di legislatura è venuta meno o aimè non percepita come tale da incidere realmente nella vita quotidiana del Paese.
Tematiche, inoltre, per spostare in avanti verso il futuro, le concezioni e la stessa visuale di chi, come me, crede che il Partito Democratico sia il veicolo adatto a percorrere la strada della modernità.

- LEGGE ELETTORALE & PENSIONI

- ENERGIE RINNOVABILI & CONTI PUBBLICI


La legge elettorale attuale è la più concreta manifestazione di quanto l’ostruzionismo della CDL, si rifletta nella destabilizzazione di tutto il sistema politico italiano. Ed urge cambiarla.
Cosa non facile di questi tempi, visto che i punti di convergenza verso una nuova bozza, di tutte le forze politiche in campo sono ristretti. La speranza è che si arrivi ad una formula che limiti la frammentazione dei partiti introducendo soglie di sbarramento più alte, il superamento del bicameralismo perfetto, il rafforzamento dei poteri del Premier. Un premio di maggioranza da assegnare non più alla coalizione , ma al partito che ottenga più voti o, se si vuole tralasciare il premio di maggioranza, un sistema che garantisca l’auspicato e ricercatissimo bipolarismo attraverso un maggioritario a doppio turno.
Una riforma della legge elettorale che porti insomma ad una stabilità di governo alla quale l’Italia non può rinunciare, pena l’incapacità di decidere su questioni di interesse generale, con la conseguente creazione di distorsioni, già in atto, su ciò che di buono è stato fatto. Una riforma elettorale che riconsegni la sovranità all’elettore con l’eliminazione delle candidature plurime nelle circoscrizioni, in modo da rispettare il voto dei cittadini. Una riforma elettorale, infine, che garantisca l’alternanza secondo i principi sovrani dell’elettore e non più funzionale al mercantilismo elettorale di chicchesia.


La recente riforma del sistema pensionistico, eliminando l’impopolare scalone con una sistema di quote crescenti fino al 2011, è stato uno dei temi più caldi che ha accompagnato il Governo fin dal primo giorno di insediamento. Tanti sono gli interrogativi che sono sorti; da come verrà finanziato il superamento dello scalone a la definizione di lavori usuranti, che saranno esenti dal sistema delle quote. Dal perchè non sono stati rivisti i coefficenti di trasformazione ( come la legge Dini prevedeva) a le riserve iniziali e poi sciolte dall’Europa sul nuovo sistema pensionistico.
Tutti quesiti e interrogativi legittimi, e ce ne sarebbero altri.
Il Governo e il Partito Democratico può e deve dare delle risposte precise ed esaustive alle ansie dei lavoratori e alle preoccupazioni dei giovani, mossi dall’incertezza se ci sara o meno una pensione in futuro per loro.
Risposte, ma soprattutto fatti concreti servono per rispettare l’accordo tra lavoratori e pensionati, di cui lo Stato ne è garante, del sistema a ripartizione definito come patto intergenerazionale, dove l’equilibrio del sistema pensionistico è dato dall’uguaglianza tra montante contributivo e monte pensioni.
Il rispetto del patto intergenerazionale tra lavoratori e pensionati e tra lavoratori e giovani è uno dei punti cardine al quale si deve guardare con insistenza e attenzione peculiare, forzando le catene che proteggono quelle caste nelle quali le posizioni conquistate, a detta loro, non sono più riformabili e dove la volontà di una maggiore equità sociale tra individui e tra generazioni va a farsi benedire.


Il protocollo di Kyoto e l’insieme di tutte le iniziative internazionali per la difesa dell’ambiente, stanno impegnando l’Italia al raggiungimento dellaa riduzione del 50% di gas nocivi entro il 2050 e del 12% di anidride carbonica entro il 2012. Le energie rinnovabili sono gli antidoti per rispettare i limiti preposti ed un’ opportunità di sviluppo di tutto il comparto energetico italiano, sempre più dipendente da gas russo, elettricità francese e petrolio arabo. Lo scenario, che le energie rinnovabili offrono, non puo non essere colto da un grande paese moderno e industrializzato come l’Italia.
Purtroppo, però, il Bel Paese è rimasto ai margini di questo ampio scenario, attestandosi al 4,6% di utilizzo di fonti rinnovabili contro una media europea del 8% circa . I motivi dei ritardi accumulati nella partita delle energie rinnovabili ( solare, eolico, rigassificatori, benzoetanolo.....ecc. ) sono differenti ma profondamente intrecciati. In primo luogo manca una chiara scelta strategica di sviluppo di energie pulite, una direzione di politica energetica-industriale che è la vera differenza tra l’Italia e paesi come Germania, Spagna e Danimarca. Le Energie rinnovabili sono ancora viste, in larga parte del mondo imprenditoriale e politico italiano, come un settore dal ruolo marginale rispetto a quelle che sono le reali esigenze del Paese.
Il processo di trasferimento dei poteri in materia energetica alle Regioni ha aumentato ritardi e problemi ( vedi anche il caso dei distributori bianchi di benzina e il loro limitatissimio sviluppo sul territorio ), aperto nuovi conflitti di competenze e promosso un dibattito scarno e all’insegna del “ Ma si, dai, ma non è un problema impellente”.
Il futuro prossimo deve essere legato agli investimenti e alle decisioni ferree per la tutela dell’ambiente e allo sviluppo delle energie rinnovabili. Una politica forte e decisa, che si impone di salvaguardare il paese intero; che si impone che le fonti rinnovabili sono la sfida del nuovo millennio.
D’altronde, la Politica nasce dall’amore per il luogo in cui si vive.


Per Debito Pubblico si intende il debito dello Stato nei confronti di altri soggetti, individui, imprese, banche o soggetti stranieri, che hanno sottoscritto obbligazioni ( Bot & Cct ) destinate a coprire il fabbisogno finanziario statale.
Il Dpef 2008-2011 varato dal Governo conferma una crescita del PIL pari al 2% nel 2007 e stima un ulteriore aumento del 1,9% nel 2008. Il ministro dell’ economia e delle finanze, Tommaso Padoa- Schioppa, ha di recente sottolineato che i conti pubblici sono usciti dall’ emergenza, ma il risanamento deve continuare. Il Governo vuole raggiungere il pareggio di bilancio per quanto riguarda il deficit pubblico adesso al 2,2%, nel 2011.
Più ardua, sembra la riduzione del debito pubblico sotto il 100%, adesso attestato al 106,8%, entro il 2011.
Tutti buoni propositi ed obiettivi principeschi, visto che a causa dei disastrosi conti pubblici, oggi in Italia un bambino nasce con 23.000 euro di debiti già sulle spalle. Trovare il colpevole di tutto ciò o chi ha chiuso gli occhi di fronte a questa castrofe della finanza statale o accusare il precedente Governo di aver avuto le mani bucate, impedisce a chi di dovere di prendere atto che la situazione deve essere risolta al più presto. L’inasprimento della pressione fiscale , al fine di ridurre il debito è un valido strumento, purchè sia recepito dal cittadino come funzionale al suo futuro benessere.
Il cittadino non sarà più ben disposto, dal momento che l’inasprimento fiscale sia volto a finanziare un ulteriore aumento di spesa nelle Pubbliche Amministrazioni ( statali & locali ) che egli stesso percepisce come non necessario e futile. Detto questo, la lotta all’evasione fiscale per recuperare il gettito d’entrate, diventa fondamentale.
Una battaglia durissima da combattere perchè va a scardinare tutto quel sistema clientelare e ben ricco di scappatoie che alcuni cittadini, io li chiamo criminali, hanno col tempo messo in piedi. Insistere nella battaglia dell’evasione fiscale e con essa la riduzione delle spesa corrente potrà portare a risultati più che positivi, nei prossimi anni, per i conti pubblici.
Dimostrare, che sono i fatti a portare i risultati e non le chiacchiere e i buoni propositi, potrà elevarci verso quei valori sacri e inviolabili, che i cittadini si auspicano e che devono essere garantiti al momento che l’elettore deposita il suo voto nell’urna elettorale.


Rimanendo della convinzione , che le soluzioni nascono dai problemi, ma i problemi stessi a sua volta sono generati da disaccordi, sarebbe bello, ma purtroppo semplicistico concludere che i disaccordi portano ad una soluzione. Ma a che prezzo?
Forse al prezzo di estenuanti trattative, volte a far capire, a chi al concetto di modernità guarda con sospetto, che è per il bene del paese interoe nella sua interezza che si deve raggiungere quell’obiettivo. Un obiettivo raggiungibile in 2 mesi ed invece ottenuto con 10; e intanto il paese soffre per colpa dell’immobilismo o soffre perchè oramai i disaccordi sono diventati strumento di ricatto e di strumentalizzazione.
Quello che auspico è che qualsiasi discussione in tutta Italia su temi sentiti e fondamentali avvenga, ponendo le due parti in conflitto ( rossi, neri, destra, sinistra....ecc. ) su di un piano egualitario, nel pieno ispetto dei diritti fondamentali e che gli interlocutori abbiano la consapevolezza di poter avere anche Torto.

Michele

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