Stamattina su Repubblica Firenze c’è una mia intervista in cui, oltre a fare una riflessione sulla nostra terra e sui bisogni che essa esprime in questo particolare momento storico, annuncio la mia disponibilità a votare Andrea Manciulli attuale segretario regionale DS alla guida del PD toscano il prossimo 14 ottobre (perché le regole approvate a Roma la scorsa settimana stabiliscono che si debba votare anche per il livello regionale, non solo per il nazionale). Qualcuno potrebbe domandare perché uno della Margherita come me annuncia da subito il voto a uno dei DS. Legittima domanda. La stessa che alcuni si sono fatti a livello nazionale quando Franceschini, anticipando tutti, annunciò la propria scelta per Walter Veltroni. È che dal 14 ottobre siamo tutti senza rete, in un mondo nuovo e diverso. E contano le idee più che le appartenenze. Manciulli ha rappresentato una svolta non solo generazionale nel suo partito. Ha parlato con chiarezza, per primo, non solo delle opportunità ma anche dei limiti del sistema toscano. È un convinto sostenitore del fare le cose, non solo del parlarne: un decisionista, non solo un convegnista. Può parlare a mondi diversi perché rispetta la fatica e l’impegno degli iscritti ai partiti, ma sa che il mondo non finisce in una sezione. Anzi: sempre di più occorre andare fuori dalle sezioni. Questo, per me, è più che sufficiente ad appoggiarne la candidatura. E – a differenza di quanto accaduto a livello nazionale – l’intervista l’ho fatta senza immaginare di fare il tandem. Anzi: ho talmente tante cose da fare in Provincia (la prossima settimana vi faccio un punto su questo… ve lo devo da dopo la giunta programmatica di Vallombrosa) che io sto bene dove sono. Ma questo non significa non avere a cuore che anche in Toscana il Partito Democratico sia una cosa che funzioni. Vorrei dire: a maggior ragione in Toscana deve funzionare un PD capace di costruire il futuro. (di Matteo Renzi, 16 luglio 2007) da presidente.provincia.fi.it
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