Fucecchio è un comune di 21.912 abitanti della provincia di Firenze situato nel Valdarno inferiore, sulla riva destra del fiume Arno, al confine con la provincia di Pisa e vicino all'area umida che porta il suo nome. La cittadina è distante 35 km ad ovest di Firenze, un trentina di km ad est di Pisa e ad altrettanti a sud-est di Lucca.
Il toponimo è attestato per la prima volta nel 1027 come Ficicclo, Ficecli e Ficecchio e deriva dal latino ficetulum col significato di "bosco di piante di fico, luogo dei fichi".
Le origini di Fucecchio sono strettamente legate ai conti Cadolingi, potente casata di origine pistoiese. Spinti dalla crescente potenza del Vescovo di Pistoia a cercare nuovi spazi per affermare un proprio autonomo potere, essi trovarono nel "luogo detto Fucecchio" condizioni ideali per costruire il centro di una signoria territoriale equidistante dalle maggiori città (Pistoia, Lucca, Pisa e Firenze), all'incrocio di importanti vie di terra (la via Francigena) e d'acqua (l'Arno e la Gusciana, emissario del Padule di Fucecchio).Presso un guado sull'Arno essi fecero erigere, intorno al Mille, il castello di Salamarzana.
È la città natale dello scrittore e giornalista Indro Montanelli e Arturo Checchi pittore ed un rinomato centro commerciale (mercato dei prodotti agricoli- cereali, olio, vino) ed industriale (industrie chimiche, calzature e pelletterie in genere).
Di particolare interesse turistico a Fucecchio sono la pittoresca Infiorata del Corpus Domini che ha luogo la domenica del Corpus Domini e il Palio delle Contrade che si svolge la penultima domenica del mese di maggio; durante la mattina dello stesso giorno si tiene una sfilata in costume mentre al pomeriggio il pubblico può assistere ad una corsa di cavalli montati a pelo dai più famosi fantini.
Da visitare a Fucecchio sono anche l'ex Villa Corsini, che ospita il Museo cittadino, il Palazzo del Podestà, l'antica collegiata di San Giovanni Battista ed infine la Chiesa di San Salvatore fondata nel X secolo, che ospita dipinti del Vasari.
Il poggio Salamartano, il polo religioso del centro, ha una posizione panoramica sul Valdarno inferiore. Da qui lo sguardo spazia sulla pianura fitta di insediamenti e sulle alture delle Cerbaie, fino al Monte Serra e alle Alpi Apuane. Vi attestano la Chiesa di San Salvatore e la Collegiata di San Giovanni Battista, qui costruite nel XII secolo, ma completamente restaurate e ampliate tra il Cinquecento e il Settecento. Contigua alla chiesa di San Salvatore è la così detta "Sala del Poggio", già cappella della Misericordia, attualmente utilizzata come auditorium per incontri e conferenze.Sottostante al Poggio Salamartano si trova Piazza Vittorio Veneto, l'antica Piazza Grande, che costituisce il punto di raccordo fra il polo religioso prima descritto ed il polo civile del nucleo originale del paese, La Rocca Corsini, alla quale si accede attraverso una cordonata in pietra; intorno alla Rocca si collocano il Parco ed il complesso monumentale. Su un lato di Piazza Vittorio Veneto sorge il Palazzo del Podestà o Palazzo Pretorio. Percorrendo un breve tratto di via San Giovanni si giunge al Palazzo Montanelli della Volta, altro esempio di edilizia civile Medioevale, che nel corso del tempo ha subito profonde modifiche strutturali. Poggio SalamartanoIl "monte" o "poggio" Salamartano è ricordato già nei documenti dell'undicesimo secolo. Nel 1106 fu donato all'abate di San Salvatore affinché qui fosse ricostruito il monastero, che era stato devastato da un'inondazione dell'Arno. Contemporaneamente vi fu ricostruita anche la chiesa di San Giovanni, poco prima eretta in battesimale ed affidata in cura agli abati. Più tardi il poggio fu circondato da mura e utilizzato a lungo come cimitero. Nel 1984 è stato pavimentato con mattoni a coltello. Sul pavimento sono visibili quattro piccoli tasselli marmorei che segnano lo spazio occupato da un'abitazione medievale (sec. XII) i cui resti, rinvenuti nel 1984, sono conservati nel Museo comunale.
Il 23 agosto 1944 le frazioni di Querce e Massarella furono tra le località colpite dall'eccidio del Padule di Fucecchio nel quale i nazi-fascisti uccisero un totale di 174 civili (di cui uno solo partigiano).
Fucecchio è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Croce di Guerra al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.
Il toponimo è attestato per la prima volta nel 1027 come Ficicclo, Ficecli e Ficecchio e deriva dal latino ficetulum col significato di "bosco di piante di fico, luogo dei fichi".
Le origini di Fucecchio sono strettamente legate ai conti Cadolingi, potente casata di origine pistoiese. Spinti dalla crescente potenza del Vescovo di Pistoia a cercare nuovi spazi per affermare un proprio autonomo potere, essi trovarono nel "luogo detto Fucecchio" condizioni ideali per costruire il centro di una signoria territoriale equidistante dalle maggiori città (Pistoia, Lucca, Pisa e Firenze), all'incrocio di importanti vie di terra (la via Francigena) e d'acqua (l'Arno e la Gusciana, emissario del Padule di Fucecchio).Presso un guado sull'Arno essi fecero erigere, intorno al Mille, il castello di Salamarzana.
È la città natale dello scrittore e giornalista Indro Montanelli e Arturo Checchi pittore ed un rinomato centro commerciale (mercato dei prodotti agricoli- cereali, olio, vino) ed industriale (industrie chimiche, calzature e pelletterie in genere).
Di particolare interesse turistico a Fucecchio sono la pittoresca Infiorata del Corpus Domini che ha luogo la domenica del Corpus Domini e il Palio delle Contrade che si svolge la penultima domenica del mese di maggio; durante la mattina dello stesso giorno si tiene una sfilata in costume mentre al pomeriggio il pubblico può assistere ad una corsa di cavalli montati a pelo dai più famosi fantini.
Da visitare a Fucecchio sono anche l'ex Villa Corsini, che ospita il Museo cittadino, il Palazzo del Podestà, l'antica collegiata di San Giovanni Battista ed infine la Chiesa di San Salvatore fondata nel X secolo, che ospita dipinti del Vasari.
Il poggio Salamartano, il polo religioso del centro, ha una posizione panoramica sul Valdarno inferiore. Da qui lo sguardo spazia sulla pianura fitta di insediamenti e sulle alture delle Cerbaie, fino al Monte Serra e alle Alpi Apuane. Vi attestano la Chiesa di San Salvatore e la Collegiata di San Giovanni Battista, qui costruite nel XII secolo, ma completamente restaurate e ampliate tra il Cinquecento e il Settecento. Contigua alla chiesa di San Salvatore è la così detta "Sala del Poggio", già cappella della Misericordia, attualmente utilizzata come auditorium per incontri e conferenze.Sottostante al Poggio Salamartano si trova Piazza Vittorio Veneto, l'antica Piazza Grande, che costituisce il punto di raccordo fra il polo religioso prima descritto ed il polo civile del nucleo originale del paese, La Rocca Corsini, alla quale si accede attraverso una cordonata in pietra; intorno alla Rocca si collocano il Parco ed il complesso monumentale. Su un lato di Piazza Vittorio Veneto sorge il Palazzo del Podestà o Palazzo Pretorio. Percorrendo un breve tratto di via San Giovanni si giunge al Palazzo Montanelli della Volta, altro esempio di edilizia civile Medioevale, che nel corso del tempo ha subito profonde modifiche strutturali. Poggio SalamartanoIl "monte" o "poggio" Salamartano è ricordato già nei documenti dell'undicesimo secolo. Nel 1106 fu donato all'abate di San Salvatore affinché qui fosse ricostruito il monastero, che era stato devastato da un'inondazione dell'Arno. Contemporaneamente vi fu ricostruita anche la chiesa di San Giovanni, poco prima eretta in battesimale ed affidata in cura agli abati. Più tardi il poggio fu circondato da mura e utilizzato a lungo come cimitero. Nel 1984 è stato pavimentato con mattoni a coltello. Sul pavimento sono visibili quattro piccoli tasselli marmorei che segnano lo spazio occupato da un'abitazione medievale (sec. XII) i cui resti, rinvenuti nel 1984, sono conservati nel Museo comunale.
Il 23 agosto 1944 le frazioni di Querce e Massarella furono tra le località colpite dall'eccidio del Padule di Fucecchio nel quale i nazi-fascisti uccisero un totale di 174 civili (di cui uno solo partigiano).
Fucecchio è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Croce di Guerra al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.
La storia
Le origini di Fucecchio sono strettamente legate ai conti Cadolingi, potente casata di origine pistoiese. Spinti dalla crescente potenza del Vescovo di Pistoia a cercare nuovi spazi per affermare un proprio autonomo potere, essi trovarono nel "luogo detto Fucecchio" condizioni ideali per costruire il centro di una signoria territoriale equidistante dalle maggiori città (Pistoia, Lucca, Pisa e Firenze), all'incrocio di importanti vie di terra (la via Francigena) e d'acqua (l'Arno e la Gusciana, emissario del Padule di Fucecchio). Presso un guado sull'Arno essi fecero erigere, intorno al Mille, il castello di Salamarzana.
Periodo Cadolingio Nel 986, è documentata per la prima volta la chiesa di San Salvatore, fondata dal conte Cadolo in prossimità del ponte sull'Arno e dell'adiacente porto. Qui, sul fiume, era nato il secondo nucleo insediativo da cui si sarebbe sviluppato il centro abitato di Fucecchio: Borgonuovo, il villaggio cresciuto accanto all'Arno e vivacizzato dal passaggio dei mercanti e dei pellegrini, che transitando lungo la Via Francigena, potevano sostare presso l'ospizio annesso alla chiesa di San Salvatore. Poco prima del Mille il conte Lotario, figlio di Cadolo, affiancò alla chiesa un monastero benedettino. La nuova istituzione, beneficiando di numerose donazioni da parte delle famiglie aristocratiche residenti tra Valdarno e Valdinievole, divenne una delle più prestigiose della regione e accumulò un vasto patrimonio fondiario. Intorno alla metà dell'XI secolo passò all'ordine vallombrosano ed ebbe come abate Pietro Igneo, esponente del partito favorevole alla riforma della chiesa a cui, dopo qualche esitazione, avevano aderito anche gli stessi conti Cadolingi. Sotto il suo abbaziato, nel 1086, il monastero fu dichiarato dal pontefice Gregorio VII esente da qualsiasi autorità laica o ecclesiastica e sottoposto direttamente alla Santa Sede.
Nei primi anni del XII secolo una rovinosa alluvione dell'Arno costrinse i monaci a ricostruire gli edifici in luogo più sicuro, sull'altura vicina al castello di Salamarzana (oggi poggio Salamartano). Da allora, e fino ad oggi, sia pure attraverso modifiche e ristrutturazioni, l'abbazia e l'adiacente chiesa di San Giovanni, dotata di fonte battesimale da Urbano II nel 1089, costituirono il polo ecclesiastico del paese.
Estintasi nel 1113 la dinastia dei Cadolingi, il castello attraversò un periodo di decadenza, trovandosi al centro di conflitti tra le città maggiori - Firenze, Lucca e Pisa - che cercavano di occupare lo spazio lasciato libero dalla scomparsa della casata comitale. Anche il monastero perse l'antica dimensione regionale e si avviò a divenire sempre più un'istituzione locale. E' in questo periodo, tuttavia, che maturò una classe dirigente rappresentata essenzialmente da alcune famiglie divenute potenti all'ombra dei conti Cadolingi, e che formarono ben presto il ceto consolare del Comune, costituitosi sul finire del XII secolo
Espansione del castello nel 1200 Seguirono, nel corso del Duecento, anni di intensa crescita. Il monastero, ormai in crisi, alienò le terre prima accumulate, sulle quali furono costruite nuove abitazioni. Specialmente dopo la metà del secolo, quando la crescita demografica si fece sempre più intensa, i nuovi borghi si espansero a ventaglio, oltre il "castello vecchio" scendendo in direzione dell'Arno, secondo cinque assi principali che facevano capo alla più antica porta castellana (situata presso l'attuale Piazza Vittorio Veneto). Iniziando da oriente essi furono: la contrada di Porta Raimonda (Via P. Martini), Borghetto (Via La Marmora), il borgo di Gattavaia, la contrada di dominus Bernardo (Via Donateschi), la contrada di Sambuca, ossia l'area compresa tra le attuali piazza Cavour e Poggio Alberighi. Tale fu l'impulso della crescita che prima della fine del Duecento si dovette procedere alla costruzione di una nuova cinta muraria con la quale si chiusero i nuovi borghi a mezzogiorno, secondo un percorso che andava dalla Porta Raimonda fino alla Porta Bernarda, lungo l'attuale corso Matteotti (dove si trovavano i fossati). Così, agli inizi del Trecento, l'impronta urbana del castello di Fucecchio era definitivamente consolidata.
Intanto anche il distretto comunale si andava fissando entro confini sempre più precisi, assorbendo le piccole comunità rurali circostanti, tanto che nei primi anni del Trecento il territorio comunale aveva ormai assunto la forma che grosso modo è rimasta inalterata fino ad oggi.
Nei primi anni del XII secolo una rovinosa alluvione dell'Arno costrinse i monaci a ricostruire gli edifici in luogo più sicuro, sull'altura vicina al castello di Salamarzana (oggi poggio Salamartano). Da allora, e fino ad oggi, sia pure attraverso modifiche e ristrutturazioni, l'abbazia e l'adiacente chiesa di San Giovanni, dotata di fonte battesimale da Urbano II nel 1089, costituirono il polo ecclesiastico del paese.
Estintasi nel 1113 la dinastia dei Cadolingi, il castello attraversò un periodo di decadenza, trovandosi al centro di conflitti tra le città maggiori - Firenze, Lucca e Pisa - che cercavano di occupare lo spazio lasciato libero dalla scomparsa della casata comitale. Anche il monastero perse l'antica dimensione regionale e si avviò a divenire sempre più un'istituzione locale. E' in questo periodo, tuttavia, che maturò una classe dirigente rappresentata essenzialmente da alcune famiglie divenute potenti all'ombra dei conti Cadolingi, e che formarono ben presto il ceto consolare del Comune, costituitosi sul finire del XII secolo
Espansione del castello nel 1200 Seguirono, nel corso del Duecento, anni di intensa crescita. Il monastero, ormai in crisi, alienò le terre prima accumulate, sulle quali furono costruite nuove abitazioni. Specialmente dopo la metà del secolo, quando la crescita demografica si fece sempre più intensa, i nuovi borghi si espansero a ventaglio, oltre il "castello vecchio" scendendo in direzione dell'Arno, secondo cinque assi principali che facevano capo alla più antica porta castellana (situata presso l'attuale Piazza Vittorio Veneto). Iniziando da oriente essi furono: la contrada di Porta Raimonda (Via P. Martini), Borghetto (Via La Marmora), il borgo di Gattavaia, la contrada di dominus Bernardo (Via Donateschi), la contrada di Sambuca, ossia l'area compresa tra le attuali piazza Cavour e Poggio Alberighi. Tale fu l'impulso della crescita che prima della fine del Duecento si dovette procedere alla costruzione di una nuova cinta muraria con la quale si chiusero i nuovi borghi a mezzogiorno, secondo un percorso che andava dalla Porta Raimonda fino alla Porta Bernarda, lungo l'attuale corso Matteotti (dove si trovavano i fossati). Così, agli inizi del Trecento, l'impronta urbana del castello di Fucecchio era definitivamente consolidata.
Intanto anche il distretto comunale si andava fissando entro confini sempre più precisi, assorbendo le piccole comunità rurali circostanti, tanto che nei primi anni del Trecento il territorio comunale aveva ormai assunto la forma che grosso modo è rimasta inalterata fino ad oggi.
La peste e la rinascita nel 1500 Nel 1314 il comune di Fucecchio si staccò dall'antica città dominante, Lucca, per accostarsi progressivamente a Firenze, a cui si sottomise nel 1330. In quegli anni il castello aveva raggiunto la sua massima espansione avvicinandosi ai 3000 abitanti, ma la crescita demografica fu presto frenata da una grave pestilenza che, attorno alla metà del Trecento, imperversava in tutta Europa: la popolazione fu decimata, i villaggi delle Cerbaie si spopolarono, le campagne furono abbandonate. Nei primi del Quattrocento il comune di Fucecchio contava soltanto un migliaio di abitanti.La ripresa fu lenta ed andò a coincidere con il graduale ripopolamento delle campagne avvenuto a partire dal 1500. La vendita a basso costo dei terreni comunali e la presenza sempre maggiore di fattorie e latifondi dei ricchi proprietari fiorentini, tra cui i Medici, dette presto un nuovo impulso alle colture. Questa rinascita ed espansione richiamò numerose braccia dando vita, nel corso del XVII secolo, ad una nuova crescita demografica: furono infatti costruite nuove chiese e ampliati gli edifici ecclesiastici, l’edilizia civile si rinnovò con la costruzione dei maggiori palazzi patrizi locali.
Fucecchio tra '700 e '800 Nella metà del ‘700 la crescita demografica diventò ancora più rapida ed impetuosa mentre nelle campagne circostanti maturavano importanti novità. Grazie alla vendita a privati del patrimonio comunale delle Cerbaie e dei poderi che costituivano la fattoria granducale di Ponte a Cappiano, circa un terzo del territorio comunale uscì da un secolare immobilismo entrando in circolazione e andando a fondare, o ad allargare, i patrimoni familiari. Anche il prosciugamento del “Lago” di Fucecchio, ricondotto dopo oltre tre secoli all’originaria condizione di palude, contribuì al recupero di terre inutilizzate.Durante l’800 Fucecchio è di nuovo un paese popoloso dove le principali attività sono legate alla manifattura, all’artigianato e al piccolo commercio ma dove ancora manca un vero impulso industriale e soprattutto una povertà diffusa colpisce lo strato della popolazione più marginale. Il primo nucleo produttivo a dimensione industriale fu la fabbrica di fiammiferi Taddei che, alla fine del secolo, dava lavoro a 600 tra uomini e donne. Sarà solo nel secondo dopoguerra che Fucecchio incontrerà la sua vera “rivoluzione industriale” grazie allo sviluppo dei settori conciario e calzaturiero che moltiplicarono l’occupazione richiamando una consistente immigrazione dal Sud del paese.
Fucecchio tra '700 e '800 Nella metà del ‘700 la crescita demografica diventò ancora più rapida ed impetuosa mentre nelle campagne circostanti maturavano importanti novità. Grazie alla vendita a privati del patrimonio comunale delle Cerbaie e dei poderi che costituivano la fattoria granducale di Ponte a Cappiano, circa un terzo del territorio comunale uscì da un secolare immobilismo entrando in circolazione e andando a fondare, o ad allargare, i patrimoni familiari. Anche il prosciugamento del “Lago” di Fucecchio, ricondotto dopo oltre tre secoli all’originaria condizione di palude, contribuì al recupero di terre inutilizzate.Durante l’800 Fucecchio è di nuovo un paese popoloso dove le principali attività sono legate alla manifattura, all’artigianato e al piccolo commercio ma dove ancora manca un vero impulso industriale e soprattutto una povertà diffusa colpisce lo strato della popolazione più marginale. Il primo nucleo produttivo a dimensione industriale fu la fabbrica di fiammiferi Taddei che, alla fine del secolo, dava lavoro a 600 tra uomini e donne. Sarà solo nel secondo dopoguerra che Fucecchio incontrerà la sua vera “rivoluzione industriale” grazie allo sviluppo dei settori conciario e calzaturiero che moltiplicarono l’occupazione richiamando una consistente immigrazione dal Sud del paese.
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