«La cosa più importante di quanto accaduto ieri la voglio riassumere sinteticamente: la gente è uscita di casa, di domenica non per andare a votare contro qualcuno ma per qualcosa». E’ un Walter Veltroni visibilmente soddisfatto e rilassato quello che ha parlato per la prima volta da segretario in pectore del Partito democratico ai giornalisti al Tempio di Adriano a piazza di Pietra a Roma. Al suo fianco Dario Franceschini, vicesegretario designato. Pochi minuti prima, non lontano da qui, a piazza Santi Apostoli, i tre coordinatori del comitato promotore delle primarie ufficializzavano le cifre riguardanti l’affluenza: 3 milioni e 400mila persone ieri hanno affollato i seggi predisposti in tutta la penisola.
Veltroni, forte di questa cifra, e del consenso raccolto dalla sua candidatura, (che si sta attestando oltre il 75%) parla davanti ad una schiera di giornalisti, fotografi e video-operatori. In realtà parla a tutto il Paese, non solo a coloro che ieri hanno scelto di essere coinvolti direttamente recandosi a votare. Il sindaco di Roma, la cui carica di segretario del Pd verrà ratificata dall’Assemblea costituente nei prossimi giorni, non solo ha sottolineato con quale forza sia emersa la richiesta di partecipazione della gente, ma anche posto l’accento sulla necessità di buona politica che interessa a tutti gli italiani.
Analizzando le questioni che il voto di ieri ha sollevato, Veltroni lancia ancora un messaggio chiaro sulle linee direttrici lungo le quali l’azione del partito si debba muovere. Il neo-segretario individua sette punti principali. Il primo è «l’invecchiamento che il voto di ieri ha inferto a tutto il sistema politico italiano». Veltroni individua, in tal senso, due parole-chiave, «innovazione e coesione, intesa non come unità, ma come condivisione nell’affrontare i problemi che affliggono il Paese». La seconda questione è quella riguardante il rapporto tra partito e governo. Il messaggio di Veltroni è chiaro: «il Pd sosterrà il governo, che sta facendo molto bene, per tutta la legislatura». Riguardo a questo tema, l’auspicio è che «entro otto mesi il Parlamento possa portare a termine il pacchetto di riforme istituzionale, depositato in commissione Affari costituzionali, che sia in grado di cambiare faccia al sistema politico nazionale».
Il terzo punto riguarda la questione, tanto in voga, dell’antipolitica. Secondo Veltroni, «il voto di ieri è solo in parte una risposta all’antipolitica, solo in parte contro l’antipolitica. In realtà – sottolinea il sindaco – è anche un voto che chiede discontinuità rispetto al vecchio modo di fare politica». Un calcio all’antipolitica per cambiare la politica, dunque. Quarta questione: l’identità del partito. A questo proposito, Veltroni respinge l’accusa di dualismo con il governo: «Il Pd – dice – nasce delineando un programma e un profilo preciso, come per esempio stiamo cercando di fare con i temi dell’ambiente, della sicurezza, delle tasse, del nuovo patto generazionale». Il quinto punto è l’inquadramento del partito a livello continentale. Veltroni non cita il Pse, ma afferma che il Pd avrà «nell’Europa il suo punto di riferimento naturale» per lavorare insieme ai partner europei «per i diritti, per la pace, contro le logiche di riarmo».
La sesta considerazione di Veltroni coincide con la necessità di fare dell’aiuto alle «nuove generazioni» una bussola per il nuovo partito, e della «lotta alla precarietà del lavoro e della vita una frontiera obbligata». Infine, settimo punto, un messaggio riservato agli osservatori politici. «Non meravigliatevi – spiega – se a volte il Partito democratico sembrerà prendere delle posizioni eterodosse, perché le posizioni che si identificano su due pacchetti opposti tra loro sono un retaggio del passato». Veltroni sottolinea che «i problemi che la società porta con sé oggi chiedono una sintesi che sia veramente nuova. Il Pd si farà portatore di questo nuovo lessico, mantenendo come centrali nella realizzazione del suo impianto riformista – sottolinea – i temi legati all’ambiente».
Una sorta di dichiarazione d’intenti, quella del leader del nuovo partito, che punta sul cambiamento e l’innovazione, su un’ambizione maggioritaria e l’azione modernizzatrice. «Il Partito democratico – conclude Veltroni – nasce per dire addio alla stagione in cui ci si è concentrati solo sull’alternativa tra Berlusconi e la sinistra, e si è mancato di dare il là alla modernizzazione del Paese».
Veltroni, forte di questa cifra, e del consenso raccolto dalla sua candidatura, (che si sta attestando oltre il 75%) parla davanti ad una schiera di giornalisti, fotografi e video-operatori. In realtà parla a tutto il Paese, non solo a coloro che ieri hanno scelto di essere coinvolti direttamente recandosi a votare. Il sindaco di Roma, la cui carica di segretario del Pd verrà ratificata dall’Assemblea costituente nei prossimi giorni, non solo ha sottolineato con quale forza sia emersa la richiesta di partecipazione della gente, ma anche posto l’accento sulla necessità di buona politica che interessa a tutti gli italiani.
Analizzando le questioni che il voto di ieri ha sollevato, Veltroni lancia ancora un messaggio chiaro sulle linee direttrici lungo le quali l’azione del partito si debba muovere. Il neo-segretario individua sette punti principali. Il primo è «l’invecchiamento che il voto di ieri ha inferto a tutto il sistema politico italiano». Veltroni individua, in tal senso, due parole-chiave, «innovazione e coesione, intesa non come unità, ma come condivisione nell’affrontare i problemi che affliggono il Paese». La seconda questione è quella riguardante il rapporto tra partito e governo. Il messaggio di Veltroni è chiaro: «il Pd sosterrà il governo, che sta facendo molto bene, per tutta la legislatura». Riguardo a questo tema, l’auspicio è che «entro otto mesi il Parlamento possa portare a termine il pacchetto di riforme istituzionale, depositato in commissione Affari costituzionali, che sia in grado di cambiare faccia al sistema politico nazionale».
Il terzo punto riguarda la questione, tanto in voga, dell’antipolitica. Secondo Veltroni, «il voto di ieri è solo in parte una risposta all’antipolitica, solo in parte contro l’antipolitica. In realtà – sottolinea il sindaco – è anche un voto che chiede discontinuità rispetto al vecchio modo di fare politica». Un calcio all’antipolitica per cambiare la politica, dunque. Quarta questione: l’identità del partito. A questo proposito, Veltroni respinge l’accusa di dualismo con il governo: «Il Pd – dice – nasce delineando un programma e un profilo preciso, come per esempio stiamo cercando di fare con i temi dell’ambiente, della sicurezza, delle tasse, del nuovo patto generazionale». Il quinto punto è l’inquadramento del partito a livello continentale. Veltroni non cita il Pse, ma afferma che il Pd avrà «nell’Europa il suo punto di riferimento naturale» per lavorare insieme ai partner europei «per i diritti, per la pace, contro le logiche di riarmo».
La sesta considerazione di Veltroni coincide con la necessità di fare dell’aiuto alle «nuove generazioni» una bussola per il nuovo partito, e della «lotta alla precarietà del lavoro e della vita una frontiera obbligata». Infine, settimo punto, un messaggio riservato agli osservatori politici. «Non meravigliatevi – spiega – se a volte il Partito democratico sembrerà prendere delle posizioni eterodosse, perché le posizioni che si identificano su due pacchetti opposti tra loro sono un retaggio del passato». Veltroni sottolinea che «i problemi che la società porta con sé oggi chiedono una sintesi che sia veramente nuova. Il Pd si farà portatore di questo nuovo lessico, mantenendo come centrali nella realizzazione del suo impianto riformista – sottolinea – i temi legati all’ambiente».
Una sorta di dichiarazione d’intenti, quella del leader del nuovo partito, che punta sul cambiamento e l’innovazione, su un’ambizione maggioritaria e l’azione modernizzatrice. «Il Partito democratico – conclude Veltroni – nasce per dire addio alla stagione in cui ci si è concentrati solo sull’alternativa tra Berlusconi e la sinistra, e si è mancato di dare il là alla modernizzazione del Paese».
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