lunedì 22 ottobre 2007

La società è rock, la politica si adegui e cambi tutto

Di seguito l'intervista a Walter Veltroni pubblicata in "Sotto i venti", inserto del Riformista a cura della redazione di Zainet.


La nuova stagione. Questo l’ambizioso motto con il quale il Partito democratico si presenta agli elettori fin dai suoi primi vagiti. Il neonato partito si prefigge come assoluta priorità il compito di innovare e rinnovare. Riformare, per “scrollare la vecchiaia” dalle spalle di un’Italia zavorrata, che deve riguadagnare terreno rispetto agli altri paesi europei, alcuni dei quali l’hanno già distaccata di molte lunghezze, mentre altri ancora la seminano con passo sempre più spedito. L’entusiasmo di Veltroni è contagioso, lo dimostrano in modo evidente i 3,4 milini di elettori accorsi alle urne per le elezioni primarie del 14 ottobre. Il neosegretario è stato nominato con una legittimazione "dal basso" sentita e partecipata oltre ogni aspettativa, nonostante l'annullamento del 10% delle schede elettorali e le polemiche sollevate dla celebre programma satirico Striscia La notizia circa l'assenza di controlli ai seggi e la possibilità di votare ripetutamente senza nessun impedimento.
Veltroni parla programmaticamente della serenità che manca nel nostro paese, della degenerazione della politica della polis in politica da salotto televisivo, parla di una gioventù piena di proposte che mette paura e viene arginata e chetata con tutti i mezzi, parla di problemi concreti e di possibilità di soluzione. Noi lo abbiamo intervistato subito priam del voto, in occasione di un incontro con i giovani, quei giovani dai quali promette di voler partire per dare nuova linfa alla politica in crisi.
Da noi ragazzi dice di trarre ogni volta "la conferma di quello che so conoscendovi, cioè che avete una gran voglia di fare qualcosa per questo paese, che fa arrabbiare la politica che non trova le parole giuste per entrare in comunicazione con questo fortissimo desiderio che voi avete di fare qualcosa per questo paese.
Gli abbiamo chiesto il perchè del grande divario esistente tra la politica dei giovani, ferivda e attiva, e la politica dei palazzi, che è paludosa e immobile da troppo tempo: "Ci sono tante persone che a Montecitorio lavorano, si impegnano, hanno grandi competenze, hanno voglia di fare, e ce ne sono altre invece che non hanno la stessa voglia. Quello che in questo momento è avvertito da tutti come insopportabile è l’incapacità di decidere. Il sistema istituzionale e politico di questo paese non è in grado di decidere nulla e ciò accresce nei cittadini la sensazione che tutto sia autoreferenziale, che manchi la voglia di fare quelle innovazioni – ridurre il numero dei parlamentari, avere una sola camera - sulle quali tutti dicono di essere d’accordo. Io penso che il Pd dovrà servire a scrollare questa situazione».
Sull'eventualità di un confronto politico futuro ra lui e Beppe Grillo, e in generale sul fenomeno mediatico del "grillismo", commenta: "Il problema è che bisogna trovare delle soluzioni positive. Non basta dire di volta in volta ciò che non va. E aggiungo, bisogna farlo a riparo dal grande circo della comunicazione, in questo il Presidente Napolitano ha perfettamente ragione, recuperando una cosa che la politica ha perso, cioè la capacità di condividere i problemi reali della gente. Perché un urlo è un urlo, la soluzione di un problema reale è un’altra cosa. Dire quello che non va è una cosa che è giusto fare, trovare la soluzione è più complicato. Perchè si urla ma si dice ‘No alla Tav’, invece questo paese ne ha bisogno, come necessita di tante altre cose importanti, qualificanti, innovatrici".
Abbiamo parlato con Veltroni anche della discussa questione del voto allargato ai sedicenni e gli abbiamo chiesto quale sarà l'incidenza reale della componente dei giovanissimi all'interno del Partito Democratico. Ci dice:
«dal punto di vista dei diritti avranno quelli di tutti, cioè potranno votare ed essere eletti. Spero inoltre che i sedicenni votino anche alle elezioni amministrative. Mi ricordo la discussione che ci fu quando si passò dal voto a ventuno anni a quello a diciotto, sembrava che crollasse il mondo. Adesso c'è una grandissima responsabilizzazione, che noi dobbimo incoraggiare, sapere di poter partecipare alla vita pubblica aiuta a sedici anni aiuta i ragazzi a responsabilizzarsi. È anche una sfida, è uno stimolo positivo, fa parte di quell'idea che ho di fidarsi dei giovani. Questo paese è vecchio, ma ha tutte le condizioni di talento, di capacità, di intelligenza, di forza, di bellezza per poter essere almeno come la Spagna. Un tempo la Spagna era molto dietro di noi, adesso è molto avanti; dobbiamo raggiungerla rapidamente, soprattutto in fatto di energia, di determinazione, di capacità di innovazione, di linguaggio, di parole, di strumenti, di modo di decidere. Ma è possibile che noi ancora ci mettiamo anni per approvare una legge, quando magari ciò che approviamo è già cambiato da quando abbiamo deciso di fare la legge? La società è veloce, la politica è lenta. Non voglio fare Celentano dicendo “rock” e “lento”, ma è così, più o meno».
Suonano in sottofondo le critiche allarmate di chi parla di demagogia, di qualunquismo, di buonismo, che senza dubbio invitano a riflettere e a ponderare le proprie scelte con attenzione. Ma se fosse proprio di buone idee, di vie di mezzo ragionate tra il categorico bianco o nero di ideali ormai logori quello di cui l’Italia ha bisogno ora? Su Veltroni grava la responsabilità di un fortissimo investimento di fiducia. E l'augurio per lui e l'Italia è che sappia gestirne il carico nel migliore dei modi.

Francesca Giuliani

Nessun commento: