mercoledì 3 ottobre 2007

I vostri diritti sono i miei diritti

Cara Paola, Caro Andrea,
vi ringrazio di cuore per la fiducia che mi avete espresso, insieme ad altre e ad altri esponenti del movimento per i diritti degli omosessuali, presentandovi nelle liste per la Costituente del Partito democratico, apparentate alla mia candidatura a segretario. Ancora di più vi ringrazio per le ragioni con le quali avete voluto motivare questa scelta. Nella lettera che mi avete indirizzato, scrivete che la vostra non è una firma in bianco, ma la scommessa sul progetto di un’Italia nuova, moderna. Un’Italia che riconosca i vostri diritti, non solo perché ciò è giusto e doveroso nei vostri confronti, ma perché li comprende come diritti di tutti e come condizione culturale e civile per la stessa modernizzazione sociale ed economica del Paese.
Cinque anni fa, in una ricerca diventata famosa, un brillante studioso americano, Richard Florida, documentava come le città economicamente e socialmente più dinamiche degli Stati Uniti fossero quelle meglio valutate sulla base di tre parametri: gli investimenti nell’innovazione tecnologica, la valorizzazione dei talenti individuali e la tolleranza per le diversità, a cominciare da quella di orientamento sessuale. Le tre “t” (tecnologia, talento e tolleranza) sono, secondo l’analisi empirica di Florida, fattori di sviluppo ugualmente essenziali.
Allo stesso modo, è importante ricordare che Florida rifiutava la identificazione tra tolleranza per la diversità e ostilità per i valori familiari. Questo modo divisivo di pensare, scriveva, non solo è pericoloso, perché mina alle fondamenta l’unità culturale e morale della Nazione, ma è anche inappropriato e non accurato sul piano descrittivo. Dalla sua ricerca emergeva infatti che le città americane più tolleranti, e anche per questo più dinamiche, sono anche le città più “family- and child-friendly”, più a misura di famiglia e di bambino. Vale ovviamente non solo per gli Stati Uniti. Lo stesso si può dire per l’Italia, anche grazie agli studi e alle analisi effettuate da una sua giovane collaboratrice, Irene Tinagli, che mi fa molto piacere abbia accettato di presentarsi alle primarie a Milano, in una delle liste che sostengono la mia candidatura.Sono pienamente d’accordo con le tesi di Florida, anche sulla base della mia esperienza di Sindaco di Roma. Anche per questo condivido il vostro rifiuto di quella che definite giustamente “cattiva politica”: la politica che pensa di poter affrontare le questioni relative alla vita, agli affetti e ai diritti delle persone omosessuali, guardandole con la lente deformante dell’ideologia. Come se fossimo di fronte ad una domanda di trasgressione e non, come voi dite, ad una domanda di famiglia, di stabilità, di sicurezza, di legame sociale. In una parola: di “normalità”.
E’ per questo, ritengo, che avete deciso di dare il vostro contributo alla nascita del Partito democratico. Perché ci accomuna, noi democratici, la consapevolezza che è finito il tempo della rappresentanza per frammenti: come se ogni sfumatura ideologica e ogni singola questione sociale potesse e dovesse rappresentarsi sulla scena politica in proprio e in solitudine, inevitabilmente contro tutti. Questa è la cattiva politica che dobbiamo lasciarci alle spalle. La politica buona, quella che stiamo cercando di rilanciare col Partito democratico, è la politica del dialogo e dell’incontro, della condivisione di punti di vista e di partenza differenti e di un comune itinerario di ricerca verso soluzioni migliori, proprio perché frutto dell’apporto di tanti, tutti tra loro diversi. E’ la politica che rifiuta la logica dell’”aut-aut”, perché fa propria quella dell’”et-et”.
Solo così si sconfigge, in radice, la logica dell’intolleranza, della discriminazione, della violenza. Armi cattive, che fanno male, che producono sofferenza, umiliazione, emarginazione. Armi che hanno ripreso ad offendere, mai come negli ultimi tempi, donne e uomini, ragazze e ragazzi, colpevoli solo di essere diversi nel loro orientamento sessuale. Mi chiedete un impegno chiaro e parole nette. Ebbene: se sarò eletto segretario, con voi il Partito democratico lavorerà, in Parlamento e nel Paese, per contrastare, con la legge, con le buone pratiche amministrative, con l’impegno culturale e civile, ogni forma di intolleranza e discriminazione. E il primo impegno sarà il sostegno in Parlamento al disegno di legge del governo contro la violenza sessuale.Allo stesso modo, il Partito democratico lavorerà per dare seguito al preciso impegno assunto da tutta l’Unione davanti agli elettori: il riconoscimento con legge dei diritti delle persone che vivono nelle unioni di fatto, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. Perché non c’è contraddizione fra sostenere il valore della famiglia tradizionale e riconoscere i diritti di chi si ama e convive. In Senato sono all’esame della Commissione Giustizia numerose proposte. Il Partito democratico lavorerà per coagulare il consenso più ampio possibile attorno ad un testo che segni un passo in avanti inequivocabile. Sono convinto che non solo il Partito democratico, ma una larga maggioranza del Paese, indipendentemente dalla collocazione politica, dall’orientamento culturale o dal credo religioso di ciascuno, possa riconoscersi in una posizione di equilibrio e di saggezza. Per quel che mi riguarda, intendo lavorare insieme a voi perché questa possibilità possa realizzarsi.
Walter Veltroni
(da l'Unità, 2 ottobre 2007)

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