lunedì 24 settembre 2007

"Una politica estera per un mondo sostenibile"

L'articolo di Veltroni su La Stampa: niente scuse nella lotta alla povertà, multilateralismo, dialogo e fermezza"
Caro Direttore,
all’inizio del XX secolo la popolazione del pianeta superava di poco il miliardo di persone; in soli cento anni, il numero si è sestuplicato e due abitanti su cinque della Terra sono indiani o cinesi. E’ un mondo nuovo, che vede crescere l’aspettativa di vita degli europei di quasi tre mesi ogni anno e che registra il calo drammatico della vita media nei Paesi più poveri dell’Africa. E’ un mondo in movimento, nel quale aumenta il numero di chi viaggia per lavoro o per il piacere della scoperta ma anche chi migra all’interno dello stesso continente o fra un continente e un altro inseguendo il sogno di una vita migliore. E’ un mondo che ha rivoluzionato il senso delle distanze, avvicinando con Internet idee e persone che vivono a migliaia di chilometri ma anche separando identità che vivono fianco a fianco. Dalla caduta del Muro, il cambiamento rimane la cifra vera di questo tempo, un cambiamento che continua a stupire per intensità e rapidità, che apre orizzonti e offre opportunità, ma nasconde anche vecchie insidie e nuovi veleni. In questo tempo, il Partito democratico vuole offrire all’Italia una visione di politica responsabile e capace di mobilitare le risorse della nostra comunità nazionale, in particolare delle nuove generazioni, destinatarie domani delle nostre scelte di oggi.
Responsabilità condivise - Il mondo nuovo sarà sempre più multipolare. Ce lo conferma l’emergere della Cina come superpotenza economica ma anche politico-militare, l’affermazione dell’India con la sua democrazia e la sua modernizzazione, il ritorno della Russia, l’ascesa di Paesi leader continentali come Sudafrica e Brasile. Questo comporterà il ripensamento del ruolo dell’Europa e più in generale il ridimensionamento dell’Occidente: nuove leadership, nuovi equilibri e dunque nuove strategie. E’ per questo indispensabile, oggi più di ieri, ribadire la scelta per una politica multilaterale e l’impegno italiano nelle organizzazioni internazionali che ne sono lo strumento. Un impegno che vive anche attraverso le missioni di pace in cui l’Italia è protagonista grazie alla professionalità e alla generosità dei nostri soldati. Siamo anche convinti che per giungere davvero ad istituzioni sovranazionali capaci di gestire le nuove sfide globali, per fare divenire questi strumenti più efficaci nei risultati e più rappresentativi di questo mondo nuovo, occorra continuare a lavorare per la riforma delle Nazioni Unite e delle istituzioni finanziarie internazionali, del Consiglio di Sicurezza, per l’istituzione di un Consiglio per lo Sviluppo Umano e di uno per l’Ambiente.
Avanguardia europea - Il Partito democratico deve rilanciare in Europa il processo di integrazione politica. L’Italia ha scommesso tutta se stessa sull’Europa fin dalla sua nascita, convinta che il massimo dell’integrazione comunitaria coincidesse con il massimo dell’interesse nazionale. L’Europa massima possibile dunque, non quella minima indispensabile. L’Europa non come problema ma come prima risposta politica a chi dice che la globalizzazione è ingovernabile. Questo ci ha spinti ieri ad essere molto esigenti nella scrittura del trattato costituzionale e a lavorare ora per non disperdere la sostanza di quel lavoro, per chiedere una politica estera e di sicurezza comune, una politica di rinnovamento del modello sociale europeo, un maggiore impegno verso ricerca e innovazione. Ma se l’Europa a più velocità già esiste nei fatti, dobbiamo impegnarci per una vera democrazia europea. Se necessario, sia un nucleo forte di paesi a procedere per primo sulla strada che porta ad una vera e propria Unione politica. Una fase costituente dell’Europa politica per diventare global player, per uscire da una idea paternalistica di Europa per gli europei e giungere finalmente a un’Europa degli europei. Vogliamo scommettere fin d’ora sulla generazione figlia del programma Erasmus, estendendolo e potenziandolo fino ad arrivare a rendere normale per tutti un periodo di studio all’estero di almeno sei mesi. Le elezioni europee del 2009 avranno una grande rilevanza: noi rappresenteremo l’idea di un’Europa più forte e democratica con l’obiettivo di costruire al Parlamento e nel nostro continente un grande campo dei democratici, dei socialisti e dei riformisti, a vocazione maggioritaria.L’hub mondiale del nuovo secolo - Il Mediterraneo è tornato ad essere un grande crocevia del mondo e l’Italia può giocare la sua straordinaria posizione costruendo un circuito “euromediterraneo” che offra opportunità inedite nei trasporti, nell’uso delle risorse, dell’ambiente, dell’energia, nel governo dei flussi migratori, nel dialogo interreligioso e culturale. La nostra collocazione fa di questo mare e del nostro Paese il nuovo hub mondiale dei commerci con l’oriente e delle rotte energetiche provenienti dal Caspio, dal Golfo, dalla sponda settentrionale dell’Africa. Il Mediterraneo deve divenire il luogo del dialogo politico-culturale che ricompone le gravi fratture del nostro tempo, e l’Italia l’esempio della miglior convivenza possibile. Occorrono però programmi di modernizzazione industriale e infrastrutturale, promozione di investimenti, corridoi che leghino la sponda sud alle reti europee, sostegni alle piccole e medie imprese italiane assai adatte a diffondersi in questa area. L’iniziativa europea verso i Balcani occidentali e la Turchia per un loro futuro accesso all’Unione è nostro interesse strategico. L’Italia deve favorire le riforme in quei Paesi e la loro stabilizzazione istituzionale e sociale che resta l’unico modo per garantire il superamento dei conflitti che li hanno attraversati.Amicizia responsabile - L’Italia deve mostrare agli Stati Uniti di essere un Paese non solo amico ma utile. Alla fine della guerra fredda abbiamo perso il nostro ruolo di frontiera della frattura Est-Ovest, ma per noi il legame atlantico resta vitale poiché costruito su una comunità di valori e di principi. Dobbiamo però da un lato confermare la funzione di Paese amico poiché influente e ascoltato in Europa, dall’altro interpretare la novità possibile: la centralità del Mediterraneo, l’integrazione dei Balcani e della Turchia, il dialogo con il mondo arabo sono obiettivi che rispondono anche alla necessità di garantire la pace, la sicurezza, e la lotta al terrorismo. Infine, deve essere chiaro che amicizia e lealtà implicano, se necessario, esprimere diversità di opinioni così come negoziare pragmaticamente la propria agenda. Una cosa, ad esempio, è appoggiare il modo in cui gli Stati Uniti si seppero muovere, nel segno del multilateralismo, per intervenire in Afghanistan all’indomani dell’11 settembre, altro è “stare con gli americani a prescindere”, come è stato detto in occasione della sventurata guerra in Iraq. Tanta acriticità non serve a noi, e si è rivelata poco utile anche a loro.No excuse - Pace, democrazia e sviluppo sono obiettivi importanti per l’Italia e devono divenire una priorità per tutta la comunità internazionale. E’ in particolare in Africa che le sfide globali devono essere vinte, a cominciare dal raggiungimento degli “Obiettivi di sviluppo del millennio” fissati dalle Nazioni Unite e sui quali scontiamo un inaccettabile ritardo. Ma occorre intensificare gli sforzi per superare la tragedia del Darfur, per stabilizzare il Congo, per dare una risposta alle altre crisi come in Somalia e in Zimbabwe. Il prossimo summit euro-africano che si terrà a Lisbona dopo un’interruzione di ben sei anni dovrà produrre risultati effettivi per lo sviluppo, la prevenzione dei conflitti, l’affermazione dello stato di diritto. La lotta all’AIDS, la sicurezza alimentare, la promozione della democrazia, il sostegno alla società civile sono le priorità di un rinnovato impegno italiano nella cooperazione internazionale. Il nostro Paese possiede uno straordinario patrimonio di solidarietà e di competenze nella società civile, nelle ong e nelle istituzioni locali. E’ tempo di valorizzarlo attraverso una nuova legge sulla cooperazione e un incremento programmato delle risorse disponibili. Lottare contro la povertà, dare speranze di una vita dignitosa, rappresentano un imperativo morale e una necessità, perché le ingiustizie, oltre che inaccettabili in sé, diventano fonte di insicurezza per tutti.Fermiamo le ingiustizie - L’iniziativa per una moratoria delle esecuzioni capitali ha incontrato un grande successo che speriamo di confermare anche alla prossima riunione dell’Assemblea Generale dell’Onu. Il sostegno europeo all’azione italiana premia la costanza delle organizzazioni che da tempo si battono per questo obiettivo, ma anche l’impegno del Parlamento, della diplomazia e del Governo. E del resto la nostra elezione nel Consiglio di Sicurezza e poi nel Consiglio sui Diritti Umani riconosce sia l’attivismo italiano che il nostro tentativo di valorizzare comunque un coordinamento europeo che operi per un multilateralismo efficace. L’affermazione dei diritti umani è un faro che deve orientare la nostra azione: la Corte di Giustizia e il Tribunale Penale Internazionale devono essere il centro di un sistema che garantisca la punizione dei crimini più gravi, ma anche gli accordi di cooperazione siglati dal nostro Paese dovranno contenere clausole serie relative alla tutela dei diritti umani. Cambiare aria per un mondo sostenibile ¬- L’umanità vive una crisi ecologica su scala planetaria. Ciascuno di noi lo avverte sulla propria pelle: clima impazzito, stagioni irriconoscibili, inquinamento, desertificazione e riduzione della biodiversità. E in più l’accesso all’acqua potabile ancora negato ad oltre un miliardo di persone. Una politica internazionale moderna deve assumere la sfida dei cambiamenti climatici come stella polare, come insegna la recente iniziativa guidata da Al Gore. Non serve allarmismo ma una immediata e responsabile consapevolezza del rischio. Il genere umano ha la possibilità di salvaguardare la natura e di soddisfare i propri bisogni grazie a uno sviluppo sostenibile, dato che le conoscenze scientifiche e le innovazioni ci offrono nuovi sistemi produttivi, nuove merci e servizi meno inquinanti e a basso consumo di materiali ed energia. Il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, rafforzati dalle decisioni dell’Unione sulla CO2, e la fissazione degli obiettivi per il periodo successivo al 2012, vanno considerati una priorità e una occasione irripetibile. In questa emergenza è positiva l’idea di creare una nuova istituzione internazionale, una sorta di Consiglio di Sicurezza dell'Ambiente, che sia parte integrante del sistema delle Nazioni Unite, che riunifichi e rafforzi competenze sinora deboli e disperse, che sappia promuovere un “nuovo ordine ambientale”. Nuove energie - La tendenza al superamento dei combustibili fossili e l’impiego di fonti di energia rinnovabile a ridotto impatto ambientale ci spingono verso nuove soluzioni. E’ indispensabile che l’Italia si doti nel quadro europeo e internazionale di una strategia di sicurezza energetica che comprenda la certezza dell’accesso alle fonti, il risparmio energetico, la diversificazione, l’impatto ambientale, la ricerca e lo sviluppo di fonti alternative. Occorre investire sulle energie rinnovabili. Il loro impiego permette non solo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra ma anche la eccessiva dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili. Dobbiamo perciò seguire con convinzione la strada indicata dal recente Consiglio Europeo: arrivare entro il 2020 a una quota del 20% di energie rinnovabili e a una quota minima di biocarburanti del 10% nel settore dei trasporti.Allontanare la minaccia nucleare - L’umanità sta rischiando concretamente di entrare in una seconda era nucleare. E’ uno spettro reale. Dopo anni di riduzione degli arsenali, Stati Uniti e Russia sono tornati ad aumentare le spese per il loro ammodernamento e potenziamento. In diversi Paesi si sta facendo strada la convinzione che il possesso di armi nucleari rappresenti la migliore garanzia di sicurezza contro un attacco esterno e comunque una “carta” da spendere sul piano dei rapporti di forza in una determinata area o a livello più ampio. Troppo sottile è il confine tra scopi civili e militari per non guardare con preoccupazione alla diffusione delle tecnologie nucleari o alla crescente disponibilità dell’uranio, materia prima indispensabile per la produzione di armi di distruzione di massa. Impossibile, in particolare, non provare inquietudine di fronte alla crisi nucleare iraniana. Fermezza e dialogo sembrano aver condotto ad una soluzione positiva rispetto al regime nordcoreano, che si è impegnato a smantellare i suoi impianti entro la fine dell’anno. Fermezza e dialogo dovranno essere il modo per arrivare al rispetto delle risoluzioni dell’Onu da parte di Teheran, a una reale ed effettiva cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica e alla sospensione dei programmi di arricchimento dell’uranio.
Oltre la siepe - Siamo testimoni, dunque, di un cambiamento storico che mette in discussione la politica estera tradizionale ma offre anche all’Italia, alla sua privilegiata posizione geografica, alla sua cultura millenaria, l’occasione di giocare un inedito sistema di relazioni in Europa e nel mondo. Il Partito democratico offre questo insieme di scelte al dibattito del Paese. Non ci nascondiamo l’obiettivo di poter far convergere su di esse le altre principali forze politiche così da tornare finalmente ad una idea condivisa di politica internazionale - che da sempre dovrebbe essere il campo delle intese bipartisan - e da superare quelle logiche di schieramento di parte che ci hanno spesso indebolito. Sarà così possibile valorizzare l’amore e il rispetto che il mondo intero nutre per il nostro Paese e unire le grandi energie di cui disponiamo per promuovere sempre meglio gli interessi della nostra comunità nazionale che, oggi più che mai, coincidono con un più generale interesse europeo ed internazionale.
Walter Veltroni

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