sabato 15 settembre 2007

Dar voce agli ascoltatori

Seguendo l’esempio di Sandro e Michele, scrivo a ruota libera una mia proposta democratica. Più che una proposta su temi concreti di vita quotidiana, vorrei puntualizzare quello che secondo me dovrebbe essere il modus operandi del futuro Partito Democratico, le regole non scritte su cui si dovrebbe basare l’attività di un partito che vuol nascere diverso rispetto ai suoi attuali “simili”. Per farla breve, vorrei scrivere due righe su PARTECIPAZIONE & DIALOGO.
La disaffezione dilagante tra i cittadini nei confronti della politica è all’occhio di tutti. Uno dei futuri compiti del PD, nonché fondamentale spinta propulsiva verso la sua nascita, riguarderà proprio la ricucitura di questo strappo tra cittadinanza e classe politica, giunto se mai possibile ai livelli dei primi anni ’90, dopo lo scandalo di Tangentopoli. In pochi anni siamo riusciti a compiere un doppio miracolo all’italiana, ma all’inverso: la perdita quasi totale della fiducia nei partiti, con il conseguente allontanamento di grosse fette di popolazione dalla vita politica attiva, e il contestuale dispendio di energie da parte dei partiti stessi (che nel frattempo si sono moltiplicati a dismisura) nel tentativo di prevalere l’un sull’altro, instaurando uno scontro verbale continuo in un linguaggio sempre più incomprensibile, che non ha fatto altro che alimentare ancor di più l’insofferenza della gente.
Ovviamente da 15 anni a questa parte la società è profondamente mutata, oggi viviamo in un mondo oltremodo complesso, avere una corretta visione d’insieme di ciò che ci circonda è molto difficile per chiunque, è ciò vale anche per la classe politica. Nonostante questa “attenuante generica” il gioco al massacro deve finire. In una qualsiasi comunità che voglia definirsi civile, per l’antipolitica non ci può e non ci deve essere posto. La sfiducia non deve portare alla rassegnazione, bensì alla reazione. L’incomprensione non deve condurre alla repulsione, bensì a stimolare il confronto.
Su queste due strade dovrà cimentarsi il futuro PD. Nell’instaurare un dialogo con la c.d. società civile in primis, ma con lo scopo ben preciso di rapportarsi con la gente tutta. Un dialogo in cui non c’è un solo interlocutore, una parte attiva che riferisce ed un’altra passiva che recepisce. Per fungere da portavoce, per essere il collegamento tra popolazione e istituzioni occorre fare un passo indietro e ricominciare ad ascoltare la gente. L’informazione gioca un ruolo cruciale in tutto questo. La partecipazione presuppone una conoscenza che oggi è collocata su un’asticella alquanto alta. La sfida è anche questa. La comunicazione politica deve riuscire ad avere una capacità di sintesi in grado comunque di stimolare l’interesse nella cittadinanza, così che ognuno possa sentirsi invitato ad esprimere la propria opinione, con lo scopo di limitare gli spazi dei monologhi ed aprire invece un dialogo per raccogliere i pensieri e le idee di ciascuna persona che vorrà partecipare a questa nuova stagione. L’apertura dovrà essere totale, non solo nella fase costituente del partito, ma questo processo dovrà caratterizzare sempre più l’attività del PD. Incontri col pubblico, quindi, non una volta l’anno, bensì con una frequenza maggiore, per avere la possibilità di recepire le istanze e le idee dei cittadini. Confronti periodici anche con interlocutori “di rappresentanza”: associazioni di categoria e dei lavoratori, dei consumatori, mondo del volontariato, rappresentanze dal mondo della scuola e della sanità. Stimolare la partecipazione ed ascoltare. Con momenti, poi, di pura democrazia partecipativa, come il voto alle elezioni primarie. O come, mi immagino, il voto su particolari questioni locali nelle quali sarà d’obbligo ascoltare l’opinione della comunità.
L’importanza di creare un grande movimento non si deve poi scontrare con la paura di creare un’unica grande voce. La capacità di decidere è una virtù, corollario se vogliamo della sopra auspicata semplificazione del complesso mondo in cui viviamo. Un grande partito, come il PD si appresta a diventare, ma soprattutto le persone che lo compongono, non dovranno mai stancarsi di dialogare al proprio interno. E’ auspicabile l’aggregazione di molti degli attuali partitini in pochi grandi soggetti, ma all’interno di questi vorrei trovare una miriade di voci che parlano ed il doppio di orecchie pronte ad ascoltarle, nella ritrovata convinzione che di infallibile non c’è nessuno, tantomeno il gruppo ristretto della classe dirigente di un partito.
E adesso largo ai temi…

Alessio

Nessun commento: