lunedì 12 novembre 2007

Veltroni: "Ecco la riforma più adatta per un nuovo bipolarismo"

Sul Corriere della Sera Aldo Cazzullo intervista il segretario Pd. E sulla sicurezza: "chiedo rigore: è di sinistra tenere in galera chi sbaglia"


Dal Corriere della Sera dell'11 novembre

Walter Veltroni ha appena raccolto il segnale di Casini e Fini e aperto alla trattativa su una nuova legge elettorale proporzionale. Ma, più che rivendicare uno strappo, tende a ricostruire un contesto.

«Ho semplicemente ricordato i due scenari che abbiamo di fronte. Il primo porta alla crisi di governo, all'esercizio provvisorio, alle elezioni con questa legge elettorale. E non mi pare affatto uno scenario auspicabile; perché non porterebbe né stabilità né serenità. Il secondo scenario prevede l'approvazione della Finanziaria, il governo che continua il suo lavoro e l'apertura di un tavolo su tre questioni. La riforma istituzionale, con al centro una Camera con un numero dimezzato di parlamentari. La riforma del regolamento parlamentare, in modo che si possano costituire solo gruppi con lo stesso simbolo che si è presentato alle elezioni. E una nuova legge elettorale, che fa parte della proposta Vassallo-Ceccanti- Bassanini: proporzionale senza premio di maggioranza, ma con altri meccanismi tecnici, presenti in tutti i sistemi elettorali europei, che consentano di ridurre la frammentazione politica e di assicurare la stabilità di governo».

Questa sua apertura ha suscitato anche critiche da leader di piccoli partiti come Boselli e da referendari come Parisi, che vede in pericolo il bipolarismo.«Si tratta invece di creare un nuovo bipolarismo, fondato sulla coesione e non sulla coercizione, sull'alleanza e non sul programma; e sull'alternanza tra forze che riconoscano reciprocamente la propria legittimità. I modelli elettorali non sono abiti che si prendono e si indossano; vanno calibrati sulle esigenze del Paese, sull'assetto istituzionale, sulla situazione politica. È possibile trovare insieme un modello che recepisca il meglio dei sistemi elettorali vigenti in Europa».

Lei apre al dialogo con il centrodestra, proprio nei giorni in cui infuria la polemica sulla sicurezza. L'assassinio di Giovanna Reggiani. Ora, il delitto di Milano, con la donna romena trovata uccisa in una baracca incendiata.

«Un dramma che conferma quanto strumentale, quanto scorretta nei confronti del Paese sia la rappresentazione di un grande problema nazionale come un problema di Roma. Le baraccopoli esistono in molte altre città; e verrebbe voglia di sapere se altrove la questione sarebbe affrontata con i sopralluoghi, con i toni tanti duri, con i giudizi tanto aspri riservati a una città governata da persone dal colore politico diverso dal proprio».

Di questo passo diranno che è lei a strumentalizzare il delitto di Milano.

«Io sono solidale con Letizia Moratti. È triste che la politica italiana sia fondata sull'odio, sulla contrapposizione pregiudiziale, sull'uso della paura come della merce più facile da vendere. Cerco di sottrarmi a questa logica, tacendo quando avrei voglia di non tacere. Credo sia giusto reintrodurre, anche in modo unilaterale, elementi di civiltà nella politica. Per questo esprimo la mia solidarietà al sindaco di Milano, che fronteggia gli stessi problemi di Roma, di Bologna, di Palermo e di tutte le metropoli europee e mondiali».

Ma il flusso dell'immigrazione dall'Est europeo, e in particolare di rom, punta verso l'Italia.

«Sarebbe facile ricordare quando Berlusconi si definiva "l'avvocato della Romania" o quando Fini due anni fa sosteneva che "la risposta vera a questo fenomeno di dimensioni bibliche può essere solo nell'integrazione". Preferisco confermare quanto ho detto nella campagna per le primarie, attirandomi molte critiche: la sicurezza non è né di destra né di sinistra. E voglio fare un passo in avanti. Non può esistere una sinistra che non si faccia carico della sicurezza. Non può esistere una sinistra ignara che il problema riguarda innanzitutto gli strati più deboli, e attiene ai diritti fondamentali delle persone: il diritto di una donna a uscire di casa tranquilla, di un anziano a non essere aggredito, di un bambino a non essere molestato. Il centrosinistra deve salvaguardare questi diritti. E solo il centrosinistra può farlo».

Perché mai? La destra di solito è considerata più dura e più credibile in tema di sicurezza.

«Perché la sicurezza si salda al grande tema della legalità. Non ci può essere un'area in cui la legge non esiste e un'altra in cui viene invocata. La legge vale per tutti. Non possono esistere riserve di illegalità fondate su false giustificazioni sociali, come i campi rom in cui circolano armi e si alimenta il mercato della droga e della prostituzione. L'assenza della legalità ha prodotto la situazione che abbiamo sotto gli occhi: la crisi della cultura delle regole, la deviazione per cui chi sbaglia non viene punito. E il centrodestra ha una responsabilità. Il condono edilizio. Quello fiscale. Il falso in bilancio ».

L'indulto però l'ha voluto e votato il centrosinistra, insieme con Forza Italia e Udc.

«Non sto qui a giudicare. Constato che il Parlamento si è unito soltanto sull'indulto. Anziché reintrodurre i principi in base ai quali chi sbaglia paga, in questi anni si è fatto il contrario. È tempo che dalla politica venga un messaggio di rigore e di responsabilità. Non può essere che una persona arrestata 52 volte vada in giro tranquilla. Che un omicida se la cavi con qualche anno di galera. Che si possa rubare il rame dalle ferrovie e il giorno dopo essere già a spasso. E la responsabilità non è della magistratura; è del sistema giuridico, che complica le procedure. È giusto essere garantisti, fino al giudizio. Ma, in caso di condanna, la prima garanzia è quella che riconosce il diritto della vittima a vedere punito il colpevole».

È tempo di modificare in senso restrittivo la legge Gozzini?

«La mia risposta è no. Quello che dobbiamo guardare è l'assetto complessivo delle norme. I patteggiamenti. I vari benefici. Il procuratore Grasso ha lanciato l'allarme: i benefici ordinari e i benefici riservati a chi collabora con la magistratura ormai sono equiparati; il risultato è che nessuno collabora più. Il rispetto delle regole, e il rispetto delle sanzioni per chi sbaglia, è tipico di una cultura di sinistra. E poi la sinistra è la sola che può fare una politica di integrazione. Gran parte degli immigrati sono persone per bene, che non vanno relegate ai margini della società. Quanto tempo devono attendere per avere la cittadinanza? Perché ci si ostina a impedire loro di partecipare al voto? A Roma abbiamo migliaia di imprese gestite da immigrati, abbiamo fatto un grande lavoro per integrare i bambini rom».

Il centrodestra vi rimprovera di aver tentato di integrare anche chi l'integrazione rifiuta, anziché reprimere.

«Sono rimasto molto colpito dal modo in cui il centrodestra ha affrontato la questione. Sono riaffiorati vecchi riflessi, vecchie pulsioni. An ha riportato il proprio orologio indietro di quindici anni; e penso lo faccia perché qualcuno le sta creando un'alternativa a destra».

Storace usato da Berlusconi contro Fini?

«Se il capo dell'opposizione va a una manifestazione di un partito che ha sostenuto la legittimità del linciaggio e che ha avuto nei confronti del presidente della Repubblica e della senatrice Rita Levi Montalcini atteggiamenti che nulla hanno a che vedere con i metodi democratici, se Berlusconi va lì lo fa per dire a Fini che c'è un'alternativa possibile. E An, anziché evolvere in una grande forza moderata di centrodestra, è condizionata da Storace. Dire in tv che la direttiva comunitaria consentirebbe di espellere 250 mila persone significa ingannare gli italiani. Perché il governo di centrodestra nel 2002 ha accettato l'abolizione del visto, senza preoccuparsi di trovare accordi per regolare i flussi dall'Est? Perché per cinque anni non hanno fatto il decreto per le espulsioni che ha fatto ora il governo Prodi?».

Il governo Prodi si è mosso sull'emozione per la morte di Giovanna Reggiani. E il decreto, che lei ha sollecitato, viene ora attenuato; tanto che proprio il suo fedele critico Sansonetti scrive su Liberazione che lei, Veltroni, dovrebbe rallegrarsi che non sia passata la sua «linea dura».

«Non solo io, tutti i sindaci, nei mesi passati, hanno sollecitato il decreto. Dopo la tragedia, ho insistito; e il governo ha fatto bene a interpretare la reazione dell'opinione pubblica e a darle una risposta. Non vedo attenuazioni al decreto. Lanciare una campagna contro il razzismo è condivisibile, così come legare l'espulsione a gravi e concreti pericoli per la sicurezza. Affidare il giudizio alla magistratura ordinaria è corretto, come ha spiegato Giuliano Amato. Il punto essenziale è che i prefetti ora possono allontanare i criminali dal nostro territorio».

Ma è il «modello Roma» che il centrodestra mette in discussione.

«Il "modello Roma" andava benissimo fino a quando non mi sono candidato alle primarie. Allora si è cominciato a raccontare Roma in modo diverso. Nella realtà, la capitale cresce il doppio della media del Paese, cresce più ancora in termini di occupazione e fino al gennaio di quest'anno — cito dati del Sole 24Ore — aveva un numero di omicidi, scippi, rapine minore anche in cifra assoluta rispetto a città amministrate dal centrodestra. Abbiamo chiuso piaghe aperte da decenni, smantellato i campi della stazione Tiburtina, della Snia Viscosa, del residence Roma, abbattuto centinaia di baracche, chiuso decine e decine di campi nomadi, spostato 15 mila persone che allora non potevamo espellere».

Fini le rimprovera di concentrarsi sulle cose che le stanno a cuore, dalla festa del cinema alle notti bianche, e tollerare il racket dei lavavetri, quello dei mendicanti e in genere il degrado urbano. Cosa risponde?

«Non è colpa mia se i giornali si occupano più della festa del cinema o delle notti bianche che delle cose fatte quotidianamente per i problemi della città. Non è colpa mia se i media danno paginate all'arrivo di Nicole Kidman e non una riga su come abbiamo illuminato le periferie, aperto campi sportivi nelle scuole, costruito biblioteche. Certo, c'è un problema, che peraltro non riguarda solo Roma: la lotta contro il degrado, per affermare la cultura del decoro. Qui sta il limite del centrodestra: l'idea che sia tutto lecito, che il bene comune non sia importante quanto l'interesse individuale. In quella frase del capo dell'opposizione, "toccate la mia mano perché è questa che ha fatto il grano", è già scritto tutto: la società del particolare; l'egoismo sociale ed etnico. La sinistra non deve avere alcun imbarazzo a mettere in campo un'idea opposta di società, a ingaggiare una grande battaglia di valori. Noi vogliamo premiare il talento e produrre ricchezza; ma vogliamo anche che la ricchezza sia distribuita in modo equo. In un mondo con piccoli fortilizi di ricchi assediati dalla povertà, neppure i ricchi vivono bene».

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