lunedì 30 luglio 2007

La mia proposta

Buttò là due temi che mi piacerebbero venissere affrontate nei due dibattiti che abbiamo pensato di organizzare durante il mese di settembre prendendo spunto da alcune parole individuate attraverso il gioco dell'alfabeto democratico ed accorpandole in macro-tematiche:
- sviluppo, impresa e innovazione;
- welfare, pensioni e lavoro.
Per inciso questi argomenti costituiscono alcuni dei punti fondamentali del manifesto programmatico presentato da Veltroni in occasione della sua conferenza al Lingotto di Torino. Aggiungo questa considerazione in quanto è emerso durante il nostro incontro la volontà di voler appoggiare come candidato alle prossime elezioni primarie del PD l'attuale sindaco di Roma.
Per quanto riguarda la prima macro-tematica, Veltroni ha sottolineato come non ci possa essere futuro senza crescita e come la lotta debba essere fatta alla povertà e non alla ricchezza.
Lo sviluppo è collegato necessariamente all'impresa, all'innovazione e alla ricerca; è necessario favorire meccanismi che migliorino il funzionamento dei mercati ed una espansione di questi ultimi anziché un loro ridimensionamento. A ben guardare tutte e quattro le parole più quella di mercato richiamano aspetti sociali, processi dal basso e dunque temi di sinistra. Forse è proprio questa consapevolezza che distingue oggi la sinistra definita "moderata" da quella "radicale": i fini perseguiti dalle due sinistre sono gli stessi e li conosciamo bene: l'egualitarismo, la solidarietà, la tutela dei più vulnerabili, così come la convinzione che l'azione collettiva, sia attraverso lo Stato che attraverso organismi della società civile, sia necessaria all'efficace perseguimento di questi obiettivi". Ciò che le distinge sono gli strumenti: la sinistra "radicale" non riesce ancora ad accettare parole come liberalizzazioni, privatizzazioni, impresa.
Anche la seconda macro-tematica viene richiamata nel discorso da Veltroni che sottolinea come sia necessario un nuovo patto tra le generazioni su Welfare e previdenza in modo tale che "Non si occupi solo dei pensionati e di chi ha un lavoro, ma anche di quelli che un lavoro dovranno trovarlo domani" e che "Bisogna smettere di ragionare solo per blocchi sociali, perché così escludiamo intere parti di una società che cambia". Anche su questo aspetto risulta inutile il richiamo al "mostruoso connubio" tra sindacato e sinistra "radicale" che non permettono una decisa riforma delle pensioni e non riescono ancora ad accettare la parola flessibilità.
Se ci riflettiamo un attimo l'approccio seguito da Veltroni di fronte a due temi centrali come sviluppo e lavoro tendono a rovesciare decenni di storia della sinistra tutta centrata sulla lotta al capitale.
Ed in fondo è proprio la consapevolezza che non c'è contrapposizione tra società e mercato, tra impresa e lavoratori che costituisce la novità dichiarata del PD, un partito in cui una parte, quella dei DS, prende formalmente distanza dall'ideologia comunista e dall'altra, quella della Margherita, si smarca definitivamente dalla tradizione democristiana.
Come ha ben ricordato Veltroni essere di sinistra non significa necessariamente essere socialisti: "Non erano socialisti Gandhi o Martin Luther King". "Io sono di sinistra se m'impegno per l'uguaglianza delle opportunità di partenza, se sento mio il dramma di chi lascia il proprio paese alla ricerca di una futuro, se faccio mia la disperazione di un contadino del sud del mondo che vede diventare arido il suo terreno per colpa della desertificazione. Sono di sinistra se non penso che i problemi ecologici siano inutili allarmismi, se mai nulla riuscirà a convincermi che le armi si devono poter comprare al supermercato, se sento che il bambino africano che non ha da mangiare è mio figlio. Se sono tutto questo allora potrò dire che sono di sinistra. Potrò anche non sapere di esserlo, ma ciò per cui mi batto mi definisce meglio di qualunque cosa".
Sandro

Nessun commento: