Il Partito Democratico (PD) sarà un partito politico italiano di centro-sinistra, la cui fondazione è prevista per il 14 ottobre 2007. L’intento del costituendo partito è riunire i moderati de L’Unione, in continuità con le esperienze de L’Ulivo.
Aderiscono al progetto, aperto alla cittadinanza, i Democratici di Sinistra, La Margherita, il Partito Democratico Meridionale (fondato da Agazio Loiero), il Movimento Repubblicani Europei (fondato da Luciana Sbarbati), il movimento Progetto Sardegna (fondato da Renato Soru), il gruppo Alleanza dei Riformisti (associazione socialdemocratica, scissasi dallo Sdi e guidata da Ottaviano del Turco), il movimento Italia di Mezzo (fondato da Marco Follini) nonchè il movimento Ecologisti per l’Ulivo. Tra le altre forze dell’Unione, si è detta disposta ad entrare nel PD, ma solo in un secondo momento, l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, mentre lo SDI di Enrico Boselli, I Socialisti Italiani di Bobo Craxi e le ex correnti della sinistra-DS, ora Sinistra Democratica, si sono invece rifiutati di entrare nel PD.
Il progetto, che ha in Romano Prodi (attuale Presidente del Consiglio) il suo principale sostenitore ed ispiratore, prevede la costituzione di un partito unitario che unisca le cosiddette “culture riformiste italiane”, cioè quella cristiano-democratica e sociale, quella liberale e socio-liberale, quella socialdemocratica nonché culture politiche maggiormente legate alla storia degli ultimi decenni come l’ambientalismo. Tra gli obiettivi del progetto, vi è anche l’intenzione di un coinvolgimento maggiore della società civile e del cosiddetto “popolo delle primarie”.
Storia
Le prime proposte per un partito riformista unitario (2003)
Le prime proposte riguardanti la nascita di un partito unitario dei riformisti del centrosinistra provengono da Michele Salvati, economista e giornalista, e all’epoca deputato eletto nelle liste dei Democratici di Sinistra.
In alcuni articoli pubblicati sui quotidiani Il Foglio e La Repubblica nell’aprile 2003, Salvati delinea un ipotetico nuovo partito, comune alle forze socialiste, liberaldemocratiche e cristiano-democratiche, in cui alcuni protagonisti della dirigenza di centrosinistra (come Massimo D’Alema e Franco Marini) decidano di porsi in secondo piano, e che abbia come linea politica un nuovo rapporto coi sindacati, col mondo dell’economia, e, tra gli scopi, quello di modificare, semplificandolo e stabilizzandolo, il quadro politico e partitico italiano.
Accolta con iniziale scetticismo, sia per l’attacco diretto ad alcuni dei maggiori leader di Ds e Margherita, sia per l’appartenenza di Salvati alla corrente più piccola dei Ds, quella liberal, l’idea iniziale di Salvati verrà sostanzialmente riproposta il 18 luglio, almeno in parte, da Romano Prodi, all’epoca presidente della Commissione Europea.
Dalla Lista Uniti nell’Ulivo al Partito Democratico
Per approfondire, vedi le voci Uniti nell’Ulivo e L’Ulivo (federazione).
Romano Prodi, tra i primi a lanciare l’idea di una lista unitaria. Il progetto vero e proprio di un partito unitario del centrosinistra nasce nell’estate del 2003, quando Romano Prodi, allora Presidente della Commissione Europea, lanciò e patrocinò l’idea di una lista unica in vista delle elezioni europee del 2004; la proposta viene subito respinta dai partiti della sinistra radicale e vista con perplessità dall’Udeur.
La proposta di Prodi venne invece accolta da quattro soggetti politici dell’area riformista di quella che si sarebbe chiamata in seguito L’Unione: i Democratici di Sinistra, La Margherita, i Socialisti Democratici Italiani e i Repubblicani Europei. Nacque così la lista Uniti nell’Ulivo, dalla cui esperienza deriva direttamente il progetto del PD.
La lista ottenne un buon risultato ed affermandosi come la lista più votata nel Paese, scelta da circa un terzo degli elettori recatisi alle urne (31,1%).
La lista unica viene riproposta in alcune regioni in occasione delle elezioni regionali del 2005, ma il progetto si arena per le indecisioni della Margherita nel giugno dello stesso anno, che impediscono la presentazione di una lista unica anche alle elezioni politiche del 2006 (verrà presentata soltanto per la Camera dei Deputati, riunendo DS, Margherita e Repubblicani Europei). I Socialisti Democratici Italiani, dopo l’esperienza di Uniti nell’Ulivo, hanno formato nel 2006, con i Radicali Italiani, la lista-movimento La Rosa nel Pugno mentre, nel 2007, rifiutando gli espliciti inviti provenienti da Prodi e dai DS, intervenuti al loro congresso, hanno annunciato di non voler aderire al costituendo PD e di volersi, invece, impegnare nella rifondazione del Partito Socialista Italiano.
Dopo il risultato delle primarie e dopo la vittoria dell’Unione alle elezioni politiche del 2006, nelle quali la lista unitaria (L’Ulivo) alla Camera prende più voti dei singoli partiti divisi al Senato, il progetto del Partito Democratico riprende vita. Ad ogni modo, sia alla Camera che al Senato prendono vita i gruppi parlamentari unitari dell’Ulivo, guidati rispettivamente da Dario Franceschini e Anna Finocchiaro.
Oltre a DS, Margherita e MRE, interessate al Partito Democratico si sono mostrate, in diverse forme e condizioni, anche altre formazioni minoritarie del centrosinistra, quali I Socialisti, e il Partito Socialista Democratico Italiano.
Successivamente, molti socialisti e laici preferiranno impegnarsi in progetti differenti e maggiormente legati alle culture politiche tradizionali, come la ricostituzione del vecchio Partito Socialista Italiano, lamentando lo scarso senso di laicità che, a loro avviso, caratterizzerebbe i cattolici della Margherita.
Interessati al progetto sono anche numerosi protagonisti della società civile: tra questi troviamo i promotori di una prima Associazione per il Partito Democratico (che più tardi si unirà ad altre associazioni in forma federativa), in cui troviamo esponenti del mondo della cultura, del giornalismo, dell’economia e della politica (Gad Lerner, Fabrizio Onida, Michele Salvati, Riccardo Sarfatti, ed altri).
L’evoluzione del progetto e la futura nascita del partito
Rappresentanti dei Democratici di sinistra, de La Margherita e del Movimento Repubblicani Europei si sono incontrati, al di fuori del loro mandato politico, il 9 e 10 ottobre 2006 in un seminario ad Orvieto per discutere dell’avanzamento del progetto del Partito Democratico: in quella sede è stata ribadita la necessità di un progetto riformista unitario, pur con alcuni distinguo ed esitazioni; forti riserve permangono tuttora sia nei DS che nella Margherita.
Nei Democratici di Sinistra si è mostrata da subito contraria al Partito Democratico la sinistra interna, il vecchio correntone, guidata da Fabio Mussi e Cesare Salvi, che ha presentato una mozione esplicitamente dissenziente al congresso dell’aprile 2006, denominata A sinistra - Per il socialismo europeo. Una terza mozione congressuale Per un partito nuovo, democratico e socialista, è stata presentata da esponenti importanti del partito, come Gavino Angius, fino al 2006 capogruppo al Senato, e Mauro Zani, non contraria a priori al progetto di una nuova formazione politica ma estremamente critica nei confronti del metodo della discussione ed in merito ad alcune questioni ritenute fondamentali come la collocazione europea, e favorevole ad una ipotesi di federazione che non si limiti a Ds e Margherita.
Nella Margherita è ancora aperto il confronto tra la corrente degli ulivisti del Ministro della Difesa Arturo Parisi, e la corrente popolare rappresentata dal Presidente del Senato Franco Marini, anche se la mozione unica del presidente Francesco Rutelli è stata sostenuta compattamente dal partito.
Nel frattempo si sono create numerose associazioni, che rivendicano la partecipazione attiva dei cittadini, anche di quelli non iscritti ad alcun partito, alla formazione del Partito Democratico. Fra queste la Associazione per il Partito Democratico 11 Febbraio 2006, una Federazione delle Associazioni per il Partito Democratico (gestita da Massimo Cacciari, Sergio Cofferati, Leopoldo Elia, Virginio Rognoni, Michele Salvati, Riccardo Sarfatti, ed altri), oltre a Libertà e Giustizia e all’Associazione della Sinistra per il Partito Democratico (alla quale hanno aderito Giancarla Codrignani, Fabio Zanzotto, Giuliano Montaldo, Davide Ferrari, Gregorio Scalise e Giuseppe D’Agata).
Ad ogni modo, a seguito del seminario di Orvieto tra le dirigenze dei due partiti principali, hanno avuto luogo, nell’aprile del 2007, i congressi nazionali di DS e Margherita (quasi parallelamente), e si è stabilito il percorso che porterà alla nascita del nuovo partito nella primavera del 2008, attraverso un congresso unitario
costituente; l’esordio alle urne dovrebbe coincidere con le elezioni europee del 2009.
La redazione del Manifesto per il Partito Democratico
Romano Prodi in prima persona, nel corso del 2006, incarica tredici personalità di spicco del mondo della cultura e della politica (Rita Borsellino, Liliana Cavani, Donata Gottardi, Roberto Gualtieri, Sergio Mattarella, Ermete Realacci, Virginio Rognoni, Michele Salvati, Pietro Scoppola, Giorgio Tonini, Salvatore Vassallo, Luciano Violante, più Giorgio Ruffolo che abbandonerà in corso d’opera la stesura del testo per contrasti col resto del gruppo di lavoro) di redigere un Manifesto per il Partito Democratico, utile a enunciare
i valori del nuovo soggetto politico, e possibile bozza e base provissoria per un futuro manifesto di valori da redarre successivamente la nascita del partito.
E’ un documento che viene reso pubblico nel dicembre del 2006, consta di quattordici pagine ed è diviso in tre parti:
1. Noi, i democratici
2. L’Italia, una nazione d’Europa
3. L’Ulivo, il nostro partito
I concetti cruciali espressi dal Manifesto sono:
- l’interesse nazionale unisce gli aderenti al progetto del Partito Democratico;
- le parole chiave del nuovo soggetto saranno libertà e dignità;
- la collocazione internazionale sarà estranea al PPE, e in sinergia ma esterna al PSE;
- è irrinunciabile il metodo delle elezioni primarie nella scelta dei candidati;
- la laicità è da intendere come presenza pluralista, valorizzata e attiva di diverse visioni morali e delle varie religioni (non secondo l’accezione francese dunque);
- è da sottolineare l’importanza della difesa della Costituzione, conservando i rapporti da essa previsti tra Stato e Chiesa.
Il 4° Congresso nazionale dei DS
Il congresso dei DS si divide proprio sull’idea e la proposta del Partito Democratico: la mozione favorevole al nuovo percorso è quella di Piero Fassino, rieletto segretario con il 75% circa dei voti. Critici sono gli aderenti alla mozione di Gavino Angius, che vuole sottolineare l’importanza del socialismo nel nuovo soggetto, e la sua necessaria adesione al PSE; nettamente contrari molti esponenti del cosiddetto correntone guidato da Fabio Mussi.
Nella sua relazione introduttiva, Piero Fassino introduce le caratteristiche principali del Partito Democratico:
«Diamo vita al Partito Democratico non per un’esigenza dei DS o della Margherita o di un ceto politico. No.
Il Partito Democratico è una necessità del Paese, serve all’Italia. Vogliamo dare vita ad un soggetto politico non moderato o centrista, bensì progressista, riformista e riformatore. Un partito che faccia incontrare i valori storici per cui la sinistra è nata e vive – libertà, democrazia, giustizia, uguaglianza, solidarietà, lavoro – con l’alfabeto del nuovo secolo: cittadinanza, diritti, laicità, innovazione, integrazione, merito, multiculturalità, pari opportunità, sicurezza, sostenibilità, sopranazionalità. E per questo dovrà essere un partito del lavoro, dello sviluppo sostenibile, della cittadinanza e dei diritti, dell’innovazione e del merito, del sapere e della conoscenza, della persona e della laicità, della democrazia e dell’autogoverno locale, dell’Europa e dell’integrazione sopranazionale, della pace e della sicurezza».
L’elezione alla segreteria di Piero Fassino - che nella sua relazione lancia segnali di apertura ai critici come Angius e agli oppositori come Mussi - è sostanzialmente l’approvazione da parte della base dei DS della creazione del nuovo soggetto politico. La contrarietà del correntone pone tuttavia gravi problemi rispetto all’unitarietà del partito: Mussi ed il vecchio correntone annunciano, in un intervento appassionato e drammatico, la propria uscita dai DS e la volontà di costituire un nuovo soggetto a sinistra del partito Democratico.
Da parte della corrente di Gavino Angius, è stata chiesta una totale rielaborazione del Manifesto per il Partito Democratico (manifestando comunque, durante il congresso, disponibilità alla presenza nel gruppo dirigente che porterà i DS nel PD), e la certezza dell’adesione al PSE. Solo la settimana successiva l’assise congressuale, Angius deciderà di abbandonare i DS. Conseguenza di questa scissione a sinistra dei DS è la formazione del gruppo parlamentare e del movimento politico chiamato Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo.
Riguardo all’appartenenza europea, Fassino, proprio nella sua relazione introduttiva, ha ribadito lo stretto legame col PSE dei DS e del futuro Partito Democratico.
La relazione di Fassino ha inoltre lanciato ulteriori segnali di apertura nei confronti di un eventuale nuovo interesse nel progetto da parte dello SDI.
Il 2° Congresso federale della Margherita
Anche il congresso della Margherita si svolge con l’obiettivo del Partito Democratico, e l’unica mozione presente, quella del presidente del partito Francesco Rutelli, è decisamente favorevole. Sia Rutelli sia il premier Romano Prodi, nel congresso della Margherita confermano la distanza (seppur in allenza) rispetto al PSE, in contrasto con la posizione assunta dai DS. Inoltre, l’assise della Margherita non ha presentato quei contrasti interni e quelle frizioni presentate dai DS, coerentemente con l’ispirazione unificatrice delle forze di centrosinistra che il partito di Rutelli ha avuto sin dalla sua nascita come lista elettorale nel 2001, e come partito nel 2002; proprio Rutelli ha concluso rivolgendosi significativamente a Fassino:
«Già adesso siamo lo stesso partito, parliamo lo stesso linguaggio, siamo accomunati dalle stesse priorità. (...) Da adesso dobbiamo dire noi».
Le uniche critiche vengono dal ministro della Difesa Arturo Parisi e Willer Bordon (già capogruppo della Margherita alla Camera nella quattordicesima legislatura), che chiedono lo scioglimento delle correnti interne in vista della nascita del PD, e dall’ex segretario del PPI Gerardo Bianco, che decide di abbandonare il partito.
Aderiscono al progetto, aperto alla cittadinanza, i Democratici di Sinistra, La Margherita, il Partito Democratico Meridionale (fondato da Agazio Loiero), il Movimento Repubblicani Europei (fondato da Luciana Sbarbati), il movimento Progetto Sardegna (fondato da Renato Soru), il gruppo Alleanza dei Riformisti (associazione socialdemocratica, scissasi dallo Sdi e guidata da Ottaviano del Turco), il movimento Italia di Mezzo (fondato da Marco Follini) nonchè il movimento Ecologisti per l’Ulivo. Tra le altre forze dell’Unione, si è detta disposta ad entrare nel PD, ma solo in un secondo momento, l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, mentre lo SDI di Enrico Boselli, I Socialisti Italiani di Bobo Craxi e le ex correnti della sinistra-DS, ora Sinistra Democratica, si sono invece rifiutati di entrare nel PD.
Il progetto, che ha in Romano Prodi (attuale Presidente del Consiglio) il suo principale sostenitore ed ispiratore, prevede la costituzione di un partito unitario che unisca le cosiddette “culture riformiste italiane”, cioè quella cristiano-democratica e sociale, quella liberale e socio-liberale, quella socialdemocratica nonché culture politiche maggiormente legate alla storia degli ultimi decenni come l’ambientalismo. Tra gli obiettivi del progetto, vi è anche l’intenzione di un coinvolgimento maggiore della società civile e del cosiddetto “popolo delle primarie”.
Storia
Le prime proposte per un partito riformista unitario (2003)
Le prime proposte riguardanti la nascita di un partito unitario dei riformisti del centrosinistra provengono da Michele Salvati, economista e giornalista, e all’epoca deputato eletto nelle liste dei Democratici di Sinistra.
In alcuni articoli pubblicati sui quotidiani Il Foglio e La Repubblica nell’aprile 2003, Salvati delinea un ipotetico nuovo partito, comune alle forze socialiste, liberaldemocratiche e cristiano-democratiche, in cui alcuni protagonisti della dirigenza di centrosinistra (come Massimo D’Alema e Franco Marini) decidano di porsi in secondo piano, e che abbia come linea politica un nuovo rapporto coi sindacati, col mondo dell’economia, e, tra gli scopi, quello di modificare, semplificandolo e stabilizzandolo, il quadro politico e partitico italiano.
Accolta con iniziale scetticismo, sia per l’attacco diretto ad alcuni dei maggiori leader di Ds e Margherita, sia per l’appartenenza di Salvati alla corrente più piccola dei Ds, quella liberal, l’idea iniziale di Salvati verrà sostanzialmente riproposta il 18 luglio, almeno in parte, da Romano Prodi, all’epoca presidente della Commissione Europea.
Dalla Lista Uniti nell’Ulivo al Partito Democratico
Per approfondire, vedi le voci Uniti nell’Ulivo e L’Ulivo (federazione).
Romano Prodi, tra i primi a lanciare l’idea di una lista unitaria. Il progetto vero e proprio di un partito unitario del centrosinistra nasce nell’estate del 2003, quando Romano Prodi, allora Presidente della Commissione Europea, lanciò e patrocinò l’idea di una lista unica in vista delle elezioni europee del 2004; la proposta viene subito respinta dai partiti della sinistra radicale e vista con perplessità dall’Udeur.
La proposta di Prodi venne invece accolta da quattro soggetti politici dell’area riformista di quella che si sarebbe chiamata in seguito L’Unione: i Democratici di Sinistra, La Margherita, i Socialisti Democratici Italiani e i Repubblicani Europei. Nacque così la lista Uniti nell’Ulivo, dalla cui esperienza deriva direttamente il progetto del PD.
La lista ottenne un buon risultato ed affermandosi come la lista più votata nel Paese, scelta da circa un terzo degli elettori recatisi alle urne (31,1%).
La lista unica viene riproposta in alcune regioni in occasione delle elezioni regionali del 2005, ma il progetto si arena per le indecisioni della Margherita nel giugno dello stesso anno, che impediscono la presentazione di una lista unica anche alle elezioni politiche del 2006 (verrà presentata soltanto per la Camera dei Deputati, riunendo DS, Margherita e Repubblicani Europei). I Socialisti Democratici Italiani, dopo l’esperienza di Uniti nell’Ulivo, hanno formato nel 2006, con i Radicali Italiani, la lista-movimento La Rosa nel Pugno mentre, nel 2007, rifiutando gli espliciti inviti provenienti da Prodi e dai DS, intervenuti al loro congresso, hanno annunciato di non voler aderire al costituendo PD e di volersi, invece, impegnare nella rifondazione del Partito Socialista Italiano.
Dopo il risultato delle primarie e dopo la vittoria dell’Unione alle elezioni politiche del 2006, nelle quali la lista unitaria (L’Ulivo) alla Camera prende più voti dei singoli partiti divisi al Senato, il progetto del Partito Democratico riprende vita. Ad ogni modo, sia alla Camera che al Senato prendono vita i gruppi parlamentari unitari dell’Ulivo, guidati rispettivamente da Dario Franceschini e Anna Finocchiaro.
Oltre a DS, Margherita e MRE, interessate al Partito Democratico si sono mostrate, in diverse forme e condizioni, anche altre formazioni minoritarie del centrosinistra, quali I Socialisti, e il Partito Socialista Democratico Italiano.
Successivamente, molti socialisti e laici preferiranno impegnarsi in progetti differenti e maggiormente legati alle culture politiche tradizionali, come la ricostituzione del vecchio Partito Socialista Italiano, lamentando lo scarso senso di laicità che, a loro avviso, caratterizzerebbe i cattolici della Margherita.
Interessati al progetto sono anche numerosi protagonisti della società civile: tra questi troviamo i promotori di una prima Associazione per il Partito Democratico (che più tardi si unirà ad altre associazioni in forma federativa), in cui troviamo esponenti del mondo della cultura, del giornalismo, dell’economia e della politica (Gad Lerner, Fabrizio Onida, Michele Salvati, Riccardo Sarfatti, ed altri).
L’evoluzione del progetto e la futura nascita del partito
Rappresentanti dei Democratici di sinistra, de La Margherita e del Movimento Repubblicani Europei si sono incontrati, al di fuori del loro mandato politico, il 9 e 10 ottobre 2006 in un seminario ad Orvieto per discutere dell’avanzamento del progetto del Partito Democratico: in quella sede è stata ribadita la necessità di un progetto riformista unitario, pur con alcuni distinguo ed esitazioni; forti riserve permangono tuttora sia nei DS che nella Margherita.
Nei Democratici di Sinistra si è mostrata da subito contraria al Partito Democratico la sinistra interna, il vecchio correntone, guidata da Fabio Mussi e Cesare Salvi, che ha presentato una mozione esplicitamente dissenziente al congresso dell’aprile 2006, denominata A sinistra - Per il socialismo europeo. Una terza mozione congressuale Per un partito nuovo, democratico e socialista, è stata presentata da esponenti importanti del partito, come Gavino Angius, fino al 2006 capogruppo al Senato, e Mauro Zani, non contraria a priori al progetto di una nuova formazione politica ma estremamente critica nei confronti del metodo della discussione ed in merito ad alcune questioni ritenute fondamentali come la collocazione europea, e favorevole ad una ipotesi di federazione che non si limiti a Ds e Margherita.
Nella Margherita è ancora aperto il confronto tra la corrente degli ulivisti del Ministro della Difesa Arturo Parisi, e la corrente popolare rappresentata dal Presidente del Senato Franco Marini, anche se la mozione unica del presidente Francesco Rutelli è stata sostenuta compattamente dal partito.
Nel frattempo si sono create numerose associazioni, che rivendicano la partecipazione attiva dei cittadini, anche di quelli non iscritti ad alcun partito, alla formazione del Partito Democratico. Fra queste la Associazione per il Partito Democratico 11 Febbraio 2006, una Federazione delle Associazioni per il Partito Democratico (gestita da Massimo Cacciari, Sergio Cofferati, Leopoldo Elia, Virginio Rognoni, Michele Salvati, Riccardo Sarfatti, ed altri), oltre a Libertà e Giustizia e all’Associazione della Sinistra per il Partito Democratico (alla quale hanno aderito Giancarla Codrignani, Fabio Zanzotto, Giuliano Montaldo, Davide Ferrari, Gregorio Scalise e Giuseppe D’Agata).
Ad ogni modo, a seguito del seminario di Orvieto tra le dirigenze dei due partiti principali, hanno avuto luogo, nell’aprile del 2007, i congressi nazionali di DS e Margherita (quasi parallelamente), e si è stabilito il percorso che porterà alla nascita del nuovo partito nella primavera del 2008, attraverso un congresso unitario
costituente; l’esordio alle urne dovrebbe coincidere con le elezioni europee del 2009.
La redazione del Manifesto per il Partito Democratico
Romano Prodi in prima persona, nel corso del 2006, incarica tredici personalità di spicco del mondo della cultura e della politica (Rita Borsellino, Liliana Cavani, Donata Gottardi, Roberto Gualtieri, Sergio Mattarella, Ermete Realacci, Virginio Rognoni, Michele Salvati, Pietro Scoppola, Giorgio Tonini, Salvatore Vassallo, Luciano Violante, più Giorgio Ruffolo che abbandonerà in corso d’opera la stesura del testo per contrasti col resto del gruppo di lavoro) di redigere un Manifesto per il Partito Democratico, utile a enunciare
i valori del nuovo soggetto politico, e possibile bozza e base provissoria per un futuro manifesto di valori da redarre successivamente la nascita del partito.
E’ un documento che viene reso pubblico nel dicembre del 2006, consta di quattordici pagine ed è diviso in tre parti:
1. Noi, i democratici
2. L’Italia, una nazione d’Europa
3. L’Ulivo, il nostro partito
I concetti cruciali espressi dal Manifesto sono:
- l’interesse nazionale unisce gli aderenti al progetto del Partito Democratico;
- le parole chiave del nuovo soggetto saranno libertà e dignità;
- la collocazione internazionale sarà estranea al PPE, e in sinergia ma esterna al PSE;
- è irrinunciabile il metodo delle elezioni primarie nella scelta dei candidati;
- la laicità è da intendere come presenza pluralista, valorizzata e attiva di diverse visioni morali e delle varie religioni (non secondo l’accezione francese dunque);
- è da sottolineare l’importanza della difesa della Costituzione, conservando i rapporti da essa previsti tra Stato e Chiesa.
Il 4° Congresso nazionale dei DS
Il congresso dei DS si divide proprio sull’idea e la proposta del Partito Democratico: la mozione favorevole al nuovo percorso è quella di Piero Fassino, rieletto segretario con il 75% circa dei voti. Critici sono gli aderenti alla mozione di Gavino Angius, che vuole sottolineare l’importanza del socialismo nel nuovo soggetto, e la sua necessaria adesione al PSE; nettamente contrari molti esponenti del cosiddetto correntone guidato da Fabio Mussi.
Nella sua relazione introduttiva, Piero Fassino introduce le caratteristiche principali del Partito Democratico:
«Diamo vita al Partito Democratico non per un’esigenza dei DS o della Margherita o di un ceto politico. No.
Il Partito Democratico è una necessità del Paese, serve all’Italia. Vogliamo dare vita ad un soggetto politico non moderato o centrista, bensì progressista, riformista e riformatore. Un partito che faccia incontrare i valori storici per cui la sinistra è nata e vive – libertà, democrazia, giustizia, uguaglianza, solidarietà, lavoro – con l’alfabeto del nuovo secolo: cittadinanza, diritti, laicità, innovazione, integrazione, merito, multiculturalità, pari opportunità, sicurezza, sostenibilità, sopranazionalità. E per questo dovrà essere un partito del lavoro, dello sviluppo sostenibile, della cittadinanza e dei diritti, dell’innovazione e del merito, del sapere e della conoscenza, della persona e della laicità, della democrazia e dell’autogoverno locale, dell’Europa e dell’integrazione sopranazionale, della pace e della sicurezza».
L’elezione alla segreteria di Piero Fassino - che nella sua relazione lancia segnali di apertura ai critici come Angius e agli oppositori come Mussi - è sostanzialmente l’approvazione da parte della base dei DS della creazione del nuovo soggetto politico. La contrarietà del correntone pone tuttavia gravi problemi rispetto all’unitarietà del partito: Mussi ed il vecchio correntone annunciano, in un intervento appassionato e drammatico, la propria uscita dai DS e la volontà di costituire un nuovo soggetto a sinistra del partito Democratico.
Da parte della corrente di Gavino Angius, è stata chiesta una totale rielaborazione del Manifesto per il Partito Democratico (manifestando comunque, durante il congresso, disponibilità alla presenza nel gruppo dirigente che porterà i DS nel PD), e la certezza dell’adesione al PSE. Solo la settimana successiva l’assise congressuale, Angius deciderà di abbandonare i DS. Conseguenza di questa scissione a sinistra dei DS è la formazione del gruppo parlamentare e del movimento politico chiamato Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo.
Riguardo all’appartenenza europea, Fassino, proprio nella sua relazione introduttiva, ha ribadito lo stretto legame col PSE dei DS e del futuro Partito Democratico.
La relazione di Fassino ha inoltre lanciato ulteriori segnali di apertura nei confronti di un eventuale nuovo interesse nel progetto da parte dello SDI.
Il 2° Congresso federale della Margherita
Anche il congresso della Margherita si svolge con l’obiettivo del Partito Democratico, e l’unica mozione presente, quella del presidente del partito Francesco Rutelli, è decisamente favorevole. Sia Rutelli sia il premier Romano Prodi, nel congresso della Margherita confermano la distanza (seppur in allenza) rispetto al PSE, in contrasto con la posizione assunta dai DS. Inoltre, l’assise della Margherita non ha presentato quei contrasti interni e quelle frizioni presentate dai DS, coerentemente con l’ispirazione unificatrice delle forze di centrosinistra che il partito di Rutelli ha avuto sin dalla sua nascita come lista elettorale nel 2001, e come partito nel 2002; proprio Rutelli ha concluso rivolgendosi significativamente a Fassino:
«Già adesso siamo lo stesso partito, parliamo lo stesso linguaggio, siamo accomunati dalle stesse priorità. (...) Da adesso dobbiamo dire noi».
Le uniche critiche vengono dal ministro della Difesa Arturo Parisi e Willer Bordon (già capogruppo della Margherita alla Camera nella quattordicesima legislatura), che chiedono lo scioglimento delle correnti interne in vista della nascita del PD, e dall’ex segretario del PPI Gerardo Bianco, che decide di abbandonare il partito.
Il problema della collocazione europea e altri nodi problematici
La collocazione europea è uno tra i principali nodi circa il Partito Democratico, per via del fatto che attualmente i DS fanno parte del Partito Socialista Europeo mentre La Margherita è membro fondatore del
Partito Democratico Europeo.
Tra le maggiori preoccupazioni, specularmente delle minoranze diessine e dell’ala popolare della Margherita, è l’idea di rinuncia delle proprie identità storiche in un progetto che non rappresenterebbe una sintesi, bensì o un compromesso al ribasso che porterebbe a un partito senza identità, oppure la fagocitazione da parte di una cultura politica storicamente diversa. In specie, i diessini Valdo Spini e Gavino Angius, nonostante non facciano parte delle correnti di sinistra dei DS, hanno più volte espresso le loro perplessità sul Partito Democratico a causa proprio del fatto che potrebbe non collocarsi nel PSE. A tal proposito, il PSE, nel recente congresso tenutosi a Porto, con una modifica del proprio Statuto, definendosi come forza politica
aperta a tutti i partiti europei “di ispirazione socialista, progressista e democratica” ha prospettato la possibilità di un allargamento a partiti e movimenti progressisti che non provengono necessariamente dallo storico campo delle sinistre europee; modifica considerata come un’apertura ai problemi avanzati dalla Margherita in Italia, che però ha mostrato di non cambiare il suo atteggiamento di chiusura verso un ingresso nel PSE, nemmeno dopo questa modifica. Il contrasto tra DS e Margherita sulla collocazione internazionale prosegue anche durante la stagione dei congressi che dovrebbe sancire lo scioglimento dei due soggetti
politici e la creazione del Partito Democratico: Rutelli e Prodi propongono l’alleanza col PSE, Fassino sostanzialmente chiede l’adesione al PSE e all’Internazionale Socialista, dopo le aperture del congresso di Porto e alla luce della presenza di numerosi partiti non espressamente socialisti nei ranghi dell’Internazionale Socialista, e della collaborazione di questa e del suo presidente George Papandreu con altri soggetti politici come il Partito del Congresso Indiano, il Partito dei Lavoratori brasiliano e il Partito Democratico americano.
Altro tema caldo è la laicità del partito e, in rapporto al dibattito politico contingente, l’approvazione del disegno di legge del governo sui DiCo (ma non solo), con profondi contrasti tra la cosiddetta ala teodem della Margherita e il resto del partito e dei DS.
Comitato promotore “14 ottobre”
Il primo atto formale verso la costituzione del nuovo Partito viene effettuato il 23 maggio 2007 con la nomina di un Comitato promotore, il “Comitato 14 ottobre” (nome proposto da Paolo Gentiloni), così chiamato con riferimento alla data in cui sarà eletta l’assemblea costituente del Partito Democratico.
Tale comitato, nato con 45 membri, potrebbe vedere crescere il numero dei suoi componenti: oltre ad esponenti di Ds e Margherita, annovera anche politici provenienti da esperienze diverse (come l’ex Udc Marco Follini e il socialista Ottaviano Del Turco) e personalità della società civile, come il giornalista Gad Lerner, il presidente di “Slow Food” Carlo Petrini e l’esponente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Tullia Zevi.
Questo l’elenco completo dei 45 membri: Giuliano Amato, Mario Barbi, Antonio Bassolino, Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi, Paola Caporossi, Sergio Cofferati, Massimo D’Alema, Marcello De Cecco, Letizia De Torre, Ottaviano Del Turco, Lamberto Dini, Leonardo Domenici, Vasco Errani, Piero Fassino, Anna Finocchiaro, Giuseppe Fioroni, Marco Follini, Dario Franceschini, Vittoria Franco, Paolo Gentiloni, DonataGottardi, Rosa Iervolino Russo, Linda Lanzillotta, Gad Lerner, Enrico Letta, Agazio Loiero, Marina Magistrelli, Lella Massari, Wilma Mazzocco, Maurizio Migliavacca, Enrico Morando, Arturo Parisi, Carlo Petrini, Barbara Pollastrini, Romano Prodi, Angelo Rovati, Francesco Rutelli, Luciana Sbarbati, Marina Sereni, Antonello Soro, Renato Soru, Patrizia Toia, Walter Veltroni e Tullia Zevi.
La prima riunione del Comitato è stata fissata per il 30 maggio si terrà un seminario su compiti, modalità e obiettivi dell’Assemblea costituente del Pd che sarà eletta il 14 ottobre con le primarie. Sono state decise le regole per le primarie del 14 ottobre: formazione di liste per l’elezione all’Assemblea Costituente collegate al candidato segretario, il quale potrà essere appoggiato anche da più liste, numero minimo di 100 firme per la presentazione delle candidature.
Leader destinato è il sindaco di Roma Walter Veltroni, indicato dai Ds e da subito appoggiato anche dalla Margherita; gli altri esponenti che avevano mostrato posizioni alternative ed avrebbero potuto candidarsi alle primarie per l’elezione del segretario sono Pier Luigi Bersani, Enrico Letta, Rosy Bindi e Arturo Parisi.
Soltanto quest’ultimo però non ha ancora rinunciato a sfidare Walter Veltroni sulla leadership,
rappresentando il suo principale oppositore interno. La sua critica nasce dal fatto che Walter Veltroni si mostra eccessivamente equilibrato sulle posizioni di tutto il centro-sinistra anzichè prendere una netta posizione politica che sarebbe propria di un aspirante leader di partito. Determinante per il malumore di Arturo Parisi è stato il rifiuto di Walter Veltroni di firmare per il referendum relativo all’abolizione dell’attuale legge elettorale. In realtà Walter Veltroni ha sempre affermato di essere antiproporzionalista ed appoggia la causa referendaria quanto Arturo Parisi, tuttavia intrattiene rapporti amichevoli con i piccoli partiti dell’Unione e non nasconde il suo progetto di fare del partito democratico una grande casa di tutti i riformisti che accolga anche le anime del centro-sinistra che in questa fase costituente ne sono fuori.
Fondazione in corso: prevista per il 14 ottobre 2007
Sede: da definire
Coalizione: L’Unione
Ideologia: da definire
In Parlamento: 196 deputati, 96 senatori e 19 euro-parlamentari
Partito europeo: da definire
Internazionale: da definire
Organo ufficiale: da definire
Sito internet: http://www.ulivo.it/
Testo estratto da: http://www.wikipedia.it/
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