Ed è un’emergenza nazionale ogni giorno, non lo diventa solo quando gli organi di informazione ci parlano dei casi più eclatanti. In Italia, uno dei paesi più civili del mondo, ogni giorno ci sono decine e decine di donne che subiscono persecuzioni, violenza e maltrattamenti, dalla giovane età fino a donne ultraottantenni; l’ultimo caso agghiacciante è avvenuto l’altro ieri a casa nostra e ci ha veramente sorpreso perché non pensavamo che qui potessero avvenire maltrattamenti quotidiani nelle mura domestiche.
E’ questa è una delle emergenze che in Italia ci affliggono. Quindi il tema della violenza sulle donne è un tema che riguarda tutti, la società, il paese, le istituzioni e deve essere messo al primo punto dell’agenda politica perché colpisce al cuore della nostra civiltà.
Personalmente, ma anche a livello politico, mi sarei aspettata, e lo dico con dolore a prescindere anche dalla personale collocazione politica, che il Governo in carica di questo paese avesse considerato questo problema un problema di sicurezza da affrontare al più presto con convinzione e forza.
Il fatto che non abbia accolto l’invito di parte del Parlamento, nella fattispecie del maggior partito d’opposizione, di includere nel decreto sicurezza norme organiche contro la violenza sulle donne, le norme sull’istituzione del reato di stalking, nonché il finanziamento, perché non è stato finanziato, del fondo nazionale antiviolenza, non rende il governo degno di un paese civile.
Questo non è avvenuto. Se fosse avvenuto, oggi il Senato che ha votato il decreto sicurezza avrebbe votato anche queste norme, e invece sono norme che vanno avanti ma per conto loro, non sono ancora legge dello Stato, e lo diventeranno chissà quando. Se concordiamo tutti che il dramma della violenza sulle donne sia una vera e propria emergenza nazionale, le norme che lo affrontano dovevano stare oggi nella conversione del decreto sicurezza, e così non è stato. Quindi un’altra volta ancora segniamo il passo su questo argomento.
Mi chiedo, e rivolgo anche al consiglio comunale questo triste quesito, perché l’Italia meriti un atteggiamento del genere nei confronti di questo problema che ci riguarda tutti.
Ci sono anche altri atti formali di questo governo e di conseguenza del parlamento che hanno aggravato la situazione delle donne. Tutti sappiamo che grazie al cosiddetto decreto salva-premier sono stati bloccati anche tutti quei processi che riguardano la violenza sulle donne e sui minori che rischiano addirittura la prescrizione. Quindi ci troviamo di fronte a un’altra norma che ostacola fortemente il corso della giustizia nei confronti di questi terribili reati.
Credo che debba essere rivendicata con forza l’esigenza della certezza della pena nei confronti di questi reati, ma soprattutto che il paese ad ogni livello prenda coscienza di questo problema che è una vera e propria emergenza nazionale.
Finché non si prende infatti consapevolezza, il fenomeno continuerà a dilagare e noi continueremo a vederlo dove ci dicono che c’è; probabilmente nella casa vicino alla nostra, speriamo di no, questo accade e noi non lo sappiamo.
Infatti sui giornali ma non sempre questi argomenti trovano risalto e soprattutto, come ha confermato l’Istat, il 97% delle donne non denuncia, perché ancora in questo paese la cultura che domina prevede che la donna vittima di violenza viva immediatamente il senso di colpa e vergogna, nonché la paura delle ritorsioni, e quindi non denuncia.
Ad esempio, le vittime dell’usura hanno più coraggio a denunciare il torto che subiscono. Vi avrà colpito l’intervista dell’altroieri al TG1 della ragazza vittima del cosiddetto stupro di capodanno; abita in un paese alle porte di Roma, non esce più, non per paura dello stupratore, che è stato messo tra l’altro agli arresti domiciliari due giorni dopo l’arresto, ma perché si vergogna, perché alla fine si dice: “un po' te la sei cercata”.
La consapevolezza. Generare la cultura del rispetto reciproco, del rispetto del corpo femminile, dell’uguaglianza tra uomini e donne, e mi viene da pensare, come si dice su tante questioni, che ci dovrebbe pensare la scuola; ma come farà la scuola prossima ventura di questo paese a pensarci? Dove avremo le risorse umane e finanziarie per educare alla pratica sessuale, al rispetto, per introdurre nelle nostre scuole queste nuove forme di conoscenza? E’ lì che si educa e si forma; come faremo a chiedere ai nostri insegnanti e dirigenti di aiutarci? Come può il nostro sindaco, o il sindaco di Empoli che ha avuto questo fatto in casa sua, andare a dire: per favore, mi educate i ragazzi su queste cose? Credo che anche questa sia un’emergenza che vada di pari passo, e ne parleremo in altre sedi.
Dobbiamo lavorare molto per questo. Primo, coi mezzi che possiamo utilizzare, l’informazione. Informazione è diffondere il numero del centro nazionale antiviolenza perché si sappia dove rivolgersi. Quindi dovremo darci da fare anche da questo punto di vista per aiutare non solo le donne di Fucecchio ma anche quelle donne ancor più ai margini della società, come le donne straniere. Dobbiamo darci davvero da fare per informare e sensibilizzare.
E poi molta attenzione a come si progetta la qualità del vivere urbano, molta attenzione alle periferie, all’illuminazione pubblica, alla cura e al controllo dei territori. Certo che con i tagli anche ai bilanci dei comuni sarà molto difficile anche voler provvedere. Le forze armate stanno nelle strade ma con compiti che non mi sembra aiutino a contrastare il fenomeno, e anche le sofferenze economiche di polizia e carabinieri non aiutano certo a controllare.
Invito il consiglio comunale di Fucecchio a farsi promotore nei confronti dell’opinione pubblica e delle istituzioni per fare quello che si può, che le nostre città vengano curate e presidiate il più possibile, a fare informazione e lanciare un grido d’allarme sulle scuole se potranno, chissà come, ad aiutarci per promuovere cultura del rispetto.
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